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Il tour religioso nell'area pontina

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diSARINA BIRAGHI Non tragga in inganno il razionalismo urbanistico delle città di fondazione come Aprilia, Latina e Sabaudia. Il dominio delle famiglie romane, Orsini, Colonna, Caetani, Frangipane, Annibaldi, nei feudi pontini o le incursioni saracene e bizantine, hanno lasciato gioielli architettonici sconosciuti ai più perché messi in ombra dalle bellezze naturali dell'intera provincia. D'impareggiabile beltà sono i monasteri e le chiese sorte grazie ai monaci che si rifugiarono in queste zone, in parte paludose, dalla fine del VI secolo in cerca di solitudine e segregazione forzosa durante le persecuzioni dei cristiani. I cistercensi, e prima di loro i benedettini, lasciarono tracce fino a Ponza e Zannone anche se più famose sono le abbazie di Fossanova vicino Priverno, Valvisciolo presso Sermoneta, e Santa Maria del Monte Mirteto a Ninfa. Tra le chiese meno note c'è però quella di Cori, Santa Oliva, in forma basilicale con quattro delle cinque navate originarie di stile romanico. Fu edificata nella prima metà del XII secolo sui resti di un tempio romano forse dedicato a Giano. Alle della chiesa l'ex convento agostiniano, con affreschi nella sala capitolare e chiostro con loggiato oggi sede del Museo della città e del territorio. Proseguendo verso Sermoneta s'incontra l'abbazia di Valvisciolo, in rigoroso stile romanico-cistercense. Sarebbe stata fondata nel VIII secolo da monaci greci e poi occupata e restaurata dai Templari ai quali subestrarono i cistercensi nel XIV. Narra la leggenda che a Valvisciolo, nel 1314, quando venne messo al rogo l'ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay gli architravi delle chiese si spezzarono. Ancora oggi, osservando attentamente l'architrave del portale principale dell'abbazia, si riesce a intravedere una crepa. Attraversando i paesi dei Lepini, si può far tappa a Maenza, e visitare la chiesa di Santa Maria Assunta, vicina al castello del centro famoso anche per la sua sagra delle ciliege. Procedendo verso Priverno, in contrada San Martino, ci s'imbatte nell'abbazia di Fossanova. Raccogliersi in preghiera nelle navate laterali dell'abbazia di Fossanova, avvolti dal silenzio, significa sentirsi piccoli piccoli di fronte l'austerità dei nudi muri di travertino. Fortemente suggestivo passeggiare nel chiostro, ornato soltanto da bouganvillee e calle in fiore. Molto impegnativo percorrere la navata centrale, scandita da sette campate rettangolari, con l'abito da sposa: il calore sulle spalle dei raggi di sole che filtrano dal grande rosone della facciata accompagna fino all'altare che sembra allonarsi ad ogni passo... Si può visitare la foresteria e salire fin nella celletta dove nel 1274 morì San Tommaso d'Aquino. Attraversando la via Appia verso il mare si arriva a Sabaudia, dove malgrado l'architettura moderna merita una visita la chiesa della Santissima Annunziata, con il suo battistero, sulla piazza principale del paese. All'interno della chiesa c'è la «cappella reale», donata dalla regina Margherita di Savoia alla città negli anni trenta, che originariamente era collocata all'interno di palazzo Margherita a Roma. Sulle sponde del lago di Paola, sorge, sui resti di una villa Romana del I sec. il Santuario di S. Maria della Sorresca: edificato dai Benedettini, custodisce una statua lignea di una Madonna con Bambino del sec. XIII. Lasciandoci il promontorio del Circeo alle spalle, si arriva a Terracina, dominata dal maestoso tempio di Giove. Merita una visita la cattedrale che sorge sul Foro Emiliano, sul podio del tempio romano dedicato a Roma, sul basolato originale dell'antica via Appia, ancora visibile su un lato della piazza. Ancora bellissimi luoghi di culto a Fondi, con la cattedrale di San Pietro, stesso nome per quella di Minturno, e infine a Gaeta, dove ci sono 30 chiese e, oltre al duomo di Sant'Erasmo e al tempio di San Francesco, fondato dal santo poverello di passaggio per evangelizzare la zona, c'è il santuario della Santissima Trinità o della Montagna spaccata: tra le pietre c'è un giaciglio in pietra, «il letto di San Filippo Neri».

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