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Cristicchi fa il soldato in Russia

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diCARLO ANTINI Guerra e gelo. Steppe sconfinate dove combattono soldati venuti da lontano. Ragazzi di borgata in quella che doveva essere una semplice parata militare. Simone Cristicchi sceglie queste coordinate quando recita il monologo ispirato a «Li romani in Russia», poema in romanesco scritto dal reduce Elia Marcelli. In versi è raccontata la tragica campagna di Russia della seconda guerra mondiale. Da domani lo spettacolo sarà al Teatro Quarticciolo con la regia di Alessandro Benvenuti per poi replicare a Tor Bella Monaca dal 10 dicembre. Cristicchi, com'è nata l'idea di mettere in scena un poema in romanesco? Anni fa ho assistito a un incontro dedicato a «Li Romani in Russia» organizzato dal professor Teodonio. Ascoltando i versi di Elia Marcelli avevo l'impressione di sentir parlare mio nonno. Perché suo nonno? Perché anche lui era un reduce della campagna di Russia. Si chiamava Rinaldo Cristicchi ed era nella «Divisione Torino», la stessa di Elia Marcelli. Cosa le raccontava suo nonno Rinaldo della campagna di Russia? In realtà molto poco e ora ho capito perché. Mi hanno detto che quando tornò a casa dalla guerra dormì per tre giorni di fila sul pavimento perché ormai si era abituato così. La cosa che mi ha sempre colpito di più era che, al suo arrivo alla stazione di Roma, non c'era nessuno ad aspettarlo. Tornando allo spettacolo, come si sente a recitare un monologo? È come scalare una montagna. È una scelta folle anche perché non ho mai fatto una scuola di teatro in vita mia. La vivo come una sfida e il pubblico finora mi ha dato ragione. Ha mai pensato di intraprendere la carriera d'attore a tempo pieno? Devo dire che ci penso spesso e non escludo di tornare presto in scena con un nuovo monologo. Magari scritto a quattro mani con Alessandro Benvenuti. È difficile recitare in romanesco? È una lingua che ormai non si parla più ed è la stessa che usava mio nonno tutti i giorni. Per imparare il testo a memoria ci sono voluti ben quattro mesi di lavoro ma quando l'ho recitato nel liceo Vivona ho visto gli studenti letteralmente rapiti. Anche perché nei libri di storia alla campagna di Russia sono dedicate solo tre righe. Pochi giorni fa c'è stata una replica anche a Mosca. Come spiega l'accoglienza trionfale che avete ricevuto? Per la prima volta il testo è stato recitato nei luoghi in cui sono avvenuti i fatti storici. E il popolo russo è stato sempre solidale con i soldati italiani. Lì la gente non ha soldi per mangiare ma vuole andare a teatro. C'è tanta sete di cultura.

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