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«Così predico l'amore come Cyrano»

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Pluripremiatoal festival di Taormina e vincitore del Montreal World Festival, Giangrancesco Lazotti, regista del film «Dalla vita in poi» (e di note serie tv come «Linda e il brigadiere»), racconta peraltro una storia ispirata ad una ragazza realmente esistente e da lui conosciuta. Al di là degli scottanti temi di fondo, legati alla vita nelle carceri e alla disabilità, la pellicola (da venerdì distribuita da 01 in un centinaio di sale) si sofferma soprattutto sui profili dei tre personaggi. In particolare, su quello dell'intensa Capotondi che recita in carrozzina e, come una sorta di Cyrano in gonnella, si ritroverà ad aiutare l'amica del cuore, volgare e sgrammaticata, ma infatuata di Danilo, che dovrà ancora scontare trent'anni in prigione. Katia «suggerisce» l'amore in un gioco che si rivela però pericoloso: quegli ardori e quegli slanci poetici pensati per Rosalba, col passare del tempo diventano suoi, così come le risposte appassionate di Danilo. Katia si lega al condannato al punto che, quando Rosalba lo dimentica, esce senza remore allo scoperto, si presenta davanti al carcere e riesce a incontrarlo per svelargli tutto. Con la stessa ostinazione arriva in breve a sposarlo, pur sapendo che le sbarre li divideranno ancora per decenni. Anche se, a un certo punto, potrebbero fuggire insieme... «Certo, non si può dire che l'invalidità non abbia influito su Katia, il mio personaggio - ha spiegato Capotondi - È ovvio che influisce sul carattere e sul temperamento il male che si porta dentro. Ma lei, in fondo, è solo una donna che vuole appropriarsi di una vita normale, come tutte. Ma è anche ostinata, ottimista, spigliata e non si perde mai d'animo. Per interpretarla mi sono prima domandata: cosa può fare una ragazza per compensare il fatto di non avere più l'uso delle gambe? Deve essere tagliente, simpatica e politicamente scorretta. Non potevo certo lasciarmi scappare questa parte, è un film bello, ha un andamento epico e ti fa venire voglia di fare qualcosa di buono. La storia, anche se romanzata, prende spunto dalla realtà e da una persona di nome Katia che anch'io ho conosciuto».

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