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Ciao Pregadio, maestro di musica e di vita

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Nonera semplice reperire un musicista con i fiocchi, in grado di passare in pochi secondi da una cantante lirica ad un suonatore di foglia, da un fine-dicitore ad un cantautore balbuziente, da uno spernacchiatore ad un urlatore e fare in modo che tutto procedesse regolarmente. In più avendo le carte in regola musicalmente e sempre pronto all'autoironia e allo sberleffo. La coppia funzionava in radio, dove non si vedevano le espressioni e lo stupore, figuriamoci in tv, dove pensarono bene di esaltare anche la naturale mimica che possedevano. Ma Roberto Pregadio e Corrado si conoscevano da anni, per la precisione dalla metà degli anni Cinquanta, quando il pianista, arrivato da un lungo ingaggio in Sud America arrivò alla radio, imbattendosi in un giovane annunciatore che iniziava a condurre programmi. Certo, ridurre sette decadi di musica al successo di un programma sarebbe eccessivamente penalizzante, ma purtroppo è quello che hanno fatto quasi tutti nei confronti di un musicista di notevole talento, che iniziò a suonare il jazz quando le truppe americane sbarcarono in Sicilia nel 1944. Diplomato al conservatorio di Napoli in piano e composizione, Roberto Pregadio approdò a Roma, dove venne assunto in pianta stabile come pianista dell'orchestra radiofonica della Rai. Jazzista di rara sensibilità ed eleganza stilistica, venne apprezzato anche da note cantanti (Helen Merrill, Carol Danell) che vedevano in lui l'ideale accompagnatore, ma anche da celebri jazzisti (Stèphane Grappelli, Maynard Ferguson, Johnny Griffin, Tony Scott, ecc.) in grado di far tesoro della sua lucidità e del senso dello swing. Nella sua lunga carriera ha sempre alternato incarichi prestigiosi(insegnante di piano al conservatorio di Frosinone) ad altri apparentemente meno nobili (è autore delle musiche di quasi tutti i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia), lavorando anche come arrangiatore e direttore d'orchestra. In fondo anche nella pedana che lo ha reso celebre, quella degli strampalati concorrenti della "Corrida", pochi se ne accorsero ma era attorniato da jazzisti di prim'ordine (Pino Rucher alla chitarra, Beppe Carta al basso e Roberto Zappulla alla batteria). E quando gli autori di quel programma un paio d'anni fa decisero di mandarlo in pensione se ne pentirono amaramente.

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