Fu un uomo insicuro e minato dalla sifilide
Lagrancassa del regime lo propinò in tutte le salse ai poveri italiani: a torso nudo che miete il grano, con gli occhialoni e la cuffia da aviatore, mentre fa il salto nel fuoco. Insomma il duce «libro e moschetto» era l'immagine stessa del motto mens sana in corpore sano. Ma era solo un'immagine. In realtà Benito Mussolini, giornalista, politico e poi duce degli italiani, era un vizioso, schiavo della cocaina, che divorava amori inutili sostenendo la sua virilità con la droga e che terminava immancabilmente le sue serate con una colossale sbronza. Ma allora come fece a diventare l'uomo più potente d'Italia? Il merito fu, ma è più esatto dire la colpa, di una donna. E che donna! Queste sono alcune delle rivelazioni di una complessa e ampia opera letteraria: «Margherita Sarfatti - La donna che inventò Mussolini. Il Duce segreto tra mito e antimito», di Roberto Festorazzi, Angelo Colla editore, fittissime 431 pagine a 22 euro. Festorazzi, storico che ha affrontato più volte il Novecento italiano e la vita di Mussolini, ha voluto dedicare questo libro a quella Margherita Sarfatti, ebrea colta e ricca, veneziana di nascita ma cosmopolita per la mentalità, amante e consigliera del duce, avendone tratto buona parte da un memoriale della donna, intitolato «My Fault» che si riteneva perso. Ma il vero protagonista del corposo volume è lui, Benito, uomo dalle molte facce, misterioso e incomprensibile, astuto e, al tempo stesso, di una ingenuità e faciloneria che sembrerebbero incompatibili con altri aspetti della sua figura. Come durante «l'affaire Matteotti», quando, il dieci giugno del '24, una squadraccia prelevò il leader socialista, con l'intenzione, forse, solo di dargli una lezione. Una lezione che però gli costò la vita. Mussolini la prese sottogamba, sottovalutò la portata dell'evento. Ma non lo fece la Sarfatti, la quale si rese subito conto della gravità di quell'aggressione. La donna andò da Mussolini, gli chiese conto del fatto. Lui minimizzava, appariva confuso. Quello fu solo uno dei tanti momenti che precipitarono lui e l'Italia nella tragedia e che, attraverso i ricordi della donna, appaiono più limpidi e circostanziati. Dal memoriale della Sarfatti esce una figura nuova del dittatore Mussolini, in parte incredibile, ma anche, forse, più concreta e coerente. Mussolini fu un uomo furbo, ma non intelligente, di grandissima energia e acutezza per una parte della sua vita. Poi, minato dalla sifilide, malattia per altro all'epoca universalmente diffusa, iniziò a «perdere colpi», fino a ritrovarsi di fatto trascinato dalla corrente degli eventi. Moltissime le notizie su Mussolini fuori dagli schemi abituali riportate nel libro di Festorazzi. Interessantissimo anche il rapporto, perché un rapporto ci fu, tra Benito e la droga. Mussolini non amava l'effetto diretto dello stupefacente. Ma visto che in alcune case di tolleranza se ne faceva uso per «sostenere» i clienti, Mussolini, che dei casini era un infaticabile frequentatore, ben presto ne divenne dipendente. Fu, manco a dirlo, l'amante Sarfatti a salvarlo. Arrivando perfino al punto di strappargli dal portafoglio quella polverina che lo faceva apparire sconvolto. Margherita Sarfatti, che per tutta la vita fu consigliera e anche angelo custode di quell'omone tanto abile quanto ingenuo, arrivò persino a pretendere da lui il giuramento, sulla testa dell'adorata madre, che non avrebbe più fatto uso di coca. Non avendo comunque nulla da obiettare al fatto che le sue giornate politiche si concludessero immancabilmente con una bella bevuta. Per un periodo non indifferente della sua vita Benito infatti si ritirò la sera dopo essersi sollazzato al casino e poi ubriacato, o forse nell'ordine inverso. Non c'è un solo libro nel libro di Festorazzi e non c'è solo il rapporto del duce con Margherita: si svelano molti lati dell'uomo Mussolini e della storia del Novecento. Complessi e furiosi i rapporti con Re Pippetto che, qualche volta, ebbe anche la forza di dirgli di no. Egualmente complessi i rapporti con Ciano, Balbo e Hitler. Un libro, questo, che rende più limpido un periodo torbido della storia dell'Italia.