Il nostro Paese lo deve risarcire

Epure alla legge Bacchelli. Povero Franco, sempre sulla bocca di tutti, di tanti santoni del nulla, pronti a pontificare. Lo hanno fatto da sempre, mettendolo all'indice, per via soprattutto della droga, dimenticando che in quella maledetta storia che gli è costata il carcere, è stato assolto, ma nessuno lo ha mai risarcito. Quando parla di Califano la gente pare che goda a mortificarlo, ma è tutta gelosia, invidia per quell'uomo che nella vita, ed oggi di primavere sulle spalle ne ha 72, non si è mai privato di nulla. Le donne sono state una ragione di vita, i giovani ai quali si è rivolto negli ultimi anni, una missione. Franco Califano può sembrare strafottente, ma dentro nasconde una sensibilità unica. E quelle lenti azzurrate a coprirgli gli occhi, nascondono malesseri che vengono da lontano. Da sempre solo contro tutti. Troppo facile attaccarlo, ma basta conoscerlo per apprezzarlo. E capirlo. Ho avuto modo di vivere accanto a lui anni in cui era più facile tenerlo lontano che averlo come amico, quando il suo nome era visto come la peste, la televisione che non lo chiamava più, i giornali che lo ignoravano. Ma che ne sapete di quanto ha sofferto Franco in quegli anni? Eppure si è rialzato, si è ripreso la sua «Libertà», le sue donne, il suo modo di fare. Senza l'aiuto di nessuno. Oggi Franco tende una mano. Da mesi è impossibilitato a lavorare, a salire su quel palco che più di ogni altro sa esaltare le sue doti. Lui non è un cantante, lui è un artista anzi, l'artista, il maestro. Quanti amori nati sotto le stelle ascoltando le sue canzoni. Io sto con Franco. Non so se non abbia più soldi o se si tratti più di paura di non poter salire più sul palcoscenico, di non poter dividere emozioni con la sua gente. Sto con Franco al quale la vita non ha mai regalato nulla. Califano è il Tortora vivente. È ora che anche i suoi detrattori facciano un passo indietro e gli regalino una vecchiaia meno uggiosa.