Trionfa Servillo
diDINA D'ISA Con il Marc'Aurelio all'umorismo nero del belga Olias Barco per «Kill me please», si chiude la quinta edizione del Festival del Film di Roma. Miglior attore (stra-meritato) è Toni Servillo per «Una vita tranquilla», ancora una volta nei panni del camorrista (che ha vinto anche il premio L.A.R.A. degli artisti), mentre al cast femminile di «Las Buenas Hierbas» di Maria Novaro va la statuina per la migliore attrice. Il premio Speciale della giuria lo conquista «Poll» di Chris Kraus e una Targa speciale del Presidente della Repubblica italiana va a «Dog Sweat» di Keshavarz, sui giovani iraniani di oggi. Il filo rosso dei film premiati corre dalle tematiche dell'eutanasia e delle minoranze fino alla questione del Terzo Mondo, la cui violenza viene imitata e vissuta anche nel civilizzato Occidente. Su tutti trionfa l'umorismo irriverente di «Kill me please», black comedy di Olias Barco, regista che nella vita ha realmente tentato il suicidio e si è ispirato ad un'associazione svizzera esistente (Dignitas) che offre aiuto medico a chi chieda l'eutanasia. Il dottor Kruger nella sua clinica all'avanguardia, in mezzo alle montagne, ospita aspiranti suicidi nel tentativo di farli riaffezionare alla vita o, nel caso non ci riuscisse, di farli dipartire nel modo meno traumatico possibile, tra personaggi bizzarri e disperati. Al centro di «Poll» c'è invece l'ossessione per lo studio della razza e il controllo ferreo sulla famiglia di uno scienziato, vittima di perversioni necrofile a sfondo ideologico-razzista, negli anni che anticipano lo scoppio della prima guerra mondiale. Mentre «Las Buenas Hierbas» racconta la storia della messicana Lala, alla quale viene diagnosticato l'Alzheimer. Ancora una volta, la dicotomia tra Europa e Terzo Mondo fa poi da sfondo a «Haevnen. In a better world» della regista danese Susanne Bier, vincitrice del Premio del Pubblico e del Gran Premio della Giuria, guidata da Sergio Castellitto. Candidato dalla Danimarca agli Oscar 2011, il film (distribuito da Teodora dal 10 dicembre) punta sull'Africa e i campi profughi dove il dottor Anton lavora. Tornato a casa nella tranquilla Danimarca di provincia la sua famiglia intreccia un'amicizia nata dalla frequentazione dei loro figli: l'amicizia diventa però alleanza pericolosa che metterà a repentaglio la vita stessa dei due minori, piccoli terroristi in erba. Tra gli altri premi, da segnalare il Marc'Aurelio Alice nella città sotto i 12 anni a «I want to be a soldier» di Molina prodotto da Valeria Marini e quello sopra i 12 anni a Hans Van Nuffel per «Adem». Il premio per il miglior documentario nella sezione l'Altro cinema - Extra di Mario Sesti va a «De Regenmakers» di Loris-Jan Van Luyn. Tanti, infine, i personaggi arrivati ieri all'Auditorium per la proiezione di «Francesco Nuti..e vengo da lontano», documentario di Mario Canale: oltre a Giuliana De Sio, Ferzan Ozpetek e Maurizio Ponti, il primo ad arrivare è stato Carlo Verdone.