di ANDREA GAGLIARDUCCI Roma, 5 novembre del 1943.
Colpisconoil laboratorio di mosaici, E sfiorano la Radio, il governatorato, il palazzo dei Tribunali (dove dimoravano i diplomatici) e quello dell'Arciprete. L'incursione fa notevoli danni, ma nessuna vittima. Monsignor Domenico Tardini, sostituto alla Segreteria di Stato, il cui studio viene devastato dalle esplosioni, riesce a salvarsi solo perché non era al posto di lavoro. L'episodio, sconosciuto ai più, non è mai stato perfettamente chiarito. Augusto Ferrara, giornalista, a 67 anni dal bombardamento ha pubblicato un libro «1943. Bombe sul Vaticano» (co-edito da Libreria Editrice Vaticana e Augusto Ferrara editore) nel quale per la prima volta pubblica le foto del bombardamento e ripercorre le cronache successive alla vicenda attraverso un inedito reportage fotografico e i ritagli dei giornali dell'epoca. Da subito, la stampa vaticana, quella nazionale (fascista al centro Nord e badogliana al Sud) ed estera commentarono le possibili responsabilità. Chi aveva bombardato il Vaticano? I tedeschi, che la occupavano? Gli anglo-americani, che Roma l'avevano già bombardata? Oppure i fascisti, che operavano con i tedeschi nell'Italia del Nord e a Roma? Subito venne creata una commissione d'inchiesta per accertare la verità e i danni subiti, e la Segreteria di Stato Vaticana chiese spiegazioni a Berlino, Londra e Washington. I carteggi, pubblicati nel libro da Ferrara, raccontano di una certa sorpresa da parte degli Alleati alla notizia del bombardamento. Si sparge la voce che a compiere il raid incriminato fosse stato un aereo S.79, in dotazione alla Repubblica di Salò. Partito dall'aeroporto di Viterbo, il velivolo sarebbe stato pilotato da un certo sergente Parmeggiani, che avrebbe agito per volere di Roberto Farinacci, il «ras di Cremona», uno dei più accesi gerarchi fascisti. L'ipotesi di un agguato «repubblichino» è confermata da un'intercettazione telefonica riportata nel libro di Ferrara, e ripresa dal volume «Le vie del cielo portano a Roma», di Antonio Castellani. È il dialogo tra padre Giuseppe, un sacerdote, e il gesuita Pietro Tacchi Venturi, in continuo contatto con il cardinal Luigi Maglione, segretario di Stato. Tacchi Venturi si lamenta dell'attacco «americano», e padre Giuseppe risponde: «Macché americani… Sono stati proprio i signori italiani». E specifica: «È la sacrosanta verità, lo abbiamo potuto appurare attraverso le persone che sono state presenti a tutto lo svolgimento della manovra. Era un apparecchio Savoia Marchetti, con a bordo 5 bombe destinate e colpire la stazione radio vaticana, perché Farinacci era convinto che essa trasmettesse al nemico notizie di carattere militare». «Ho ripercorso - racconta Ferrara - tutta la storia del bombardamento attraverso i documenti dell'epoca, che ho fedelmente riportato». Il libro è stato presentato al Papa lo scorso mercoledì. Benedetto XVI ha chiesto all'autore di chi fosse stata la responsabilità dell'attacco. Ferrara gli ha spiegato che fu Farinacci ad architettare il tutto. Non sono riportate, nel libro, le cronache del Tempo. Ma solo perché - racconta Ferrara - «il giornale doveva ancora nascere. Ma nella città di Roma giravano già i volantini che presto sarebbe stato pubblicato questo nuovo giornale di Roma». Volantini che sono riportati nel libro.