«La storia si impara meglio con un film, con una fiction che su un libro noioso».
«Intendodire che sono favorevole all'utilizzo dei mass media per trasporre gli eventi del passato». Anche se questi eventi vengono deformati? «Non si può pretendere esattezza storica, ma trasposizione della verità sostanziale. Al di là delle accelerazioni del plot, uno sceneggiato che riesca a spiegare lo spirito del tempo che narra, i personaggi, può essere uno strumento efficace per capire. Lo stesso vale per il romanzo storico. Se c'è un affresco d'epoca, riesce a colpire l'immaginario, a restare nella mente meglio di una poesia imparata a memoria». E a lei che sceneggiato è rimasto impresso? «Uno di Anton Giulio Maiano, "Ottocento", del 1959, andato in onda in occasione del centenario della seconda Guerra di Indipendenza. Era tratto dal romanzo di Salvator Gotta, da un diario apocrifo di Costantino Nigra. Ricostruzione eccezionale, anche se c'erano errori storici. Ma faceva capire l'internazionalizzazione del Risorgimento grazie a Cavour». Tempi lontani. E oggi? «Sono spesso interessanti le fiction della Lux Vide. La biografia di Ciano, per esempio, o quella su Papa Giovanni XXIII. Attraverso questi canali la storia ha la possibilità di svolgere anche una funzione etica». Ora però i film tv soffrono della ricerca ossessiva del ritmo. Le situazioni si affastellano, come i personaggi. «È la tecnica americana, come nei telefilm o in certi romanzi, di Ken Follett per esempio. Certamente la tradizione del nostro sceneggiato o di certi film era migliore. La scena del ballo del Gattopardo è un compendio di storia, Lawrence d'Arabia con Alec Guinness resta impareggiabile. Così come "Via col vento"». Quando le imprecisioni sono inaccettabili? «Quando si altera il messaggio a fini ideologici. Nel caso delle polemiche sui presunti silenzi di Pio XII, recenti saggi, come quello di Tornielli, hanno accertato l'impegno di Pacelli per la salvezza degli ebrei romani. Il loro ricovero nei conventi di clausura è un dato di fatto. Così come la protesta del Segretario di Stato Maglione presso l'ambasciatore tedesco». Li. Lom.