Il film di Moore «Ecco la famiglia lesbo e felice»
Così,Julianne Moore, la bella diva hollywoodiana di «America oggi» ha scaldato ieri le sale dell'Auditorium. In Usa, le coppie gay che convivono e hanno bambini non sono affatto rare ed ecco che la pellicola (fuori concorso) al Festival di Roma mette in primo piano la vita di Nic (Annette Bening) e Jules (Moore), da anni ordinaria coppia di fatto, con casa, cane e due figli adolescenti, che hanno per padre lo stesso sconosciuto donatore di sperma. Saranno proprio i ragazzi a voler sapere il nome di quell'uomo che li ha generati e conosceranno così Paul (Mark Ruffalo), ristoratore bravo negli affari ma senza voglia di assumersi alcuna responsabilità. Però, la sua presenza nella collaudata famiglia lesbo provocherà non pochi squilibri, causando persino il tradimento della fragile Jules, che sarà da lui sedotta. «Far parte di una famiglia gay a New York non è poi così strano, oggi coppie come quella raccontata nel film sono abbastanza normali e forse questo sarà sempre più frequente in futuro - ha azzardato l'attrice con disinvoltura - In fondo, recenti studi hanno mostrato che questo genere di famiglie funziona benissimo e i figli sono educati bene. Spero che nei prossimi decenni non ci saranno più intolleranze nei confronti delle scelte sessuali delle persone nè sulla loro religione. Credo sia un commento arcaico e infelice pensarla diversamente», ha sottolineato Moore quando una giornalista le ha riferito una battuta fatta dal presidente del Consiglio proprio ieri mattina ("meglio guardare le donne che essere gay"). Riguardo alla paternità assente, nel film e spesso anche nella realtà, la diva ha aggiunto che «veri genitori sono coloro che crescono i propri figli, non basta generarli biologicamente per identificarsi come padri. Un altro tabù che dovrebbe essere abbattuto è quello riguardante l'età. Il prossimo 3 dicembre compirò 50 anni e, da quando ne ho 30, la gente mi chiede cosa avrei fatto quando sarebbe finita la mia carriera».