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di CARLO ANTINI Roma brulica tra le pagine, offrendo molto più che una mera scenografia.

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Lacapitale è la vera protagonista di «Piccole atrocità», la raccolta di racconti scritti da Stefano Brusadelli e pubblicata da Vallecchi Editore. Roma invadente come nel breve racconto intitolato «L'orologio del Pantheon», in cui un giovane avvocato vede paure, stati d'animo e piccole nevrosi infrangersi sui muri di piazza della Rotonda. Nelle pozzanghere in cui si riflettono i lampioni. Sui tavolini di un tardo pomeriggio piovoso si consuma l'inganno di famiglia. Un orologio passato da fratello a fratello. Nonostante le liti e le incomprensioni. Il senso di colpa e quello di appartenenza che muovono a compassione e spingono il «vincente» di turno a subire l'inganno e la truffa di un orologio che non vuole funzionare. Tutto sotto gli occhi di un Pantheon sornione, testimone e doppio ingannatore di un'identità multipla, pagana e cristiana, sacra e profana insieme. Proprio come la città che lo ospita. Roma torna a essere protagonista anche negli altri racconti di Brusadelli. Da «Viene il buio a Centocelle» a «Il Dio di Campo Marzio», passando per «La maliarda del Verano». La scrittura è asciutta, tesa. Fino al colpo di scena finale. Quando i peccati diventano evidenti e le atrocità si manifestano nella loro vivida crudezza. Come l'avvocato troppo avido messo nel sacco da clienti meno sprovveduti di quel che sembra. O il carabiniere imprudente che si pentirà di aver indagato sui propri familiari. Fino al funzionario pubblico dal passato irreprensibile pronto a trasformarsi in usuraio per non rinunciare al suo piccolo benessere. Brusadelli è al suo esordio nel campo della narrativa e il suo libro verrà presentato lunedì alle 19 nel Circolo Canottieri Roma. Il giornalista riesce a restituire i frammenti di vita in una città in bilico tra follia e normalità. Rivelando a se stessi e agli altri una natura sconosciuta. Che non è mai come appare.

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