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IL GIRADISCHIa cura di Stefano Mannucci

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Erail 1978, e lui era già stato sulla copertina di "Time" e "Newsweek" dopo l'uscita del folgorante "Born to Tun". Eppure, prima di tutto questo, c'era voluta la benedizione del più influente critico musicale Usa, Jon Landau, perché la Columbia si decidesse a dare nuove chance discografiche al cantautore. Landau aveva scritto: "ho visto il futuro del rock'n'roll, e il suo nome è Bruce Springsteen", e aveva dannatamente ragione. Quel giornalista è poi diventato il produttore e manager del rocker, e ieri a Roma ha presentato questo sontuoso lavoro, che 34 anni dopo celebra la grandezza di un capolavoro come "Darkness", l'epos dell'inquietudine giovanile ai margini della sterminata provincia americana, dai colori cupi, rabbiosi e malinconici, a metà fra i romanzi di Steinbeck e quelli di Richard Ford. Questo cofanetto non si limita a una pura riproposizione di uno degli album decisivi dell'intera storia del rock, ma ne segue l'odissea compositiva. Pur di trovare la "propria voce", e la propria cifra stilistica in un coerente contesto narrativo, Springsteen incluse nel disco dieci canzoni su almeno cinquanta provate, abbozzate, registrate, e che immediatamente fecero la fortuna - attraverso leggendarie e costose registrazioni pirata - di quel mercato clandestino che gravitava attorno a Bruce, tanto prolifico come autore quanto rigoroso come "editor" finale della propria opera. Alcuni di questi brani scartati divennero subito popolari, come "Because the night", regalata da Springsteen a Patti Smith, o "Fire", o la superba "The Promise", un manifesto della disillusione adulta dopo i sogni giovanili, e che dà il titolo alla versione ridotta del box: due cd con i soli 21 inediti delle sessioni in studio di "Darkness". Tra questi, pezzi scopertamente soul, o influenzati dai nomi che erano del Dna del Bruce giovanissimo "ascoltatore", da Phil Spector ai Beach Boys a Roy Orbison. Non tutte sono gemme, ma restano comunque documenti fondamentali per capire l'evoluzione creativa fra "Born to Run" e "Darkness": come ha sottolineato lo stesso Landau, queste canzoni sarebbero dovute piuttosto uscire nel periodo di mezzo fra i due album ufficiali, prima della definitiva maturazione del Nostro. Ma il box completo offre, oltre ai due cd di "The Promise" (i brani rimasti grezzi all'epoca sono stati completati dalla E Street Band l'estate scorsa) e al terzo con "Darkness" rimasterizzato, anche tre dvd per un totale di sei ore di immagini e musica: il primo è il documentario sulla nascita del disco, girato da Thom Zinny e presentato lunedì al Festival di Roma alla presenza dello stesso Bruce (che ieri, dopo un altro assalto dei fan a Fiumicino è ripartito per New York con un volo Alitalia); il secondo è diviso in due parti: la spettacolare esecuzione dell'intero album al Paramount Theatre di Asbury Park (la tana di Bruce nel New Jersey) il 13 dicembre scorso in un concerto a porte chiuse (e sbrigandosi per evitare i rimproveri della moglie Patti che lo aspettava a cena...) e una serie di scintillanti materiali live '76-78; più un terzo dvd con l'intero show di Houston, sempre '78, girato con le telecamere del teatro. Allora Springsteen era il rock all'ennesima potenza. Oggi, a sessant'anni suonati, lo è ancora. Voto 5 (ma anche 6)/5

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