Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Spaghetti e criminalità ecco l'Italia da applausi

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilfilm firmato dal giovane Claudio Cupellini è in concorso al Festival e ha scatenato applausi scroscianti. «Una vita tranquilla», interpretato anche da Maurizio Donadoni, Marco D'Amore, Francesco Di Leva e la tedesca Juliane Kohler, sarà nelle sale venerdì e racconta la storia di un ex camorrista fuggito in Germania, dove ha aperto un ristorante. L'uomo, perseguitato dal passato, un giorno si trova davanti il figlio che aveva abbandonato dodici anni prima. Per Servillo ancora una storia di malavita, come in «Le conseguenze dell'amore», ma lui non vede molte analogie. «Nel film - spiega Servillo - tra i tanti temi, c'è sicuramente quello della paternità. È la storia di un uomo che cerca di redimere il proprio passato che ritorna con l'aspetto di un figlio. Insomma una relazione padre-figlio tragico-classica». Nel film, aggiunge, «sono una animale braccato che si nasconde nella tana costituita da tre lingue diverse: italiano, napoletano e tedesco». E il film, oltre alla produzione italiana, vede coinvolti anche Germania e Francia. Servillo ha costruito insieme al regista e agli sceneggiatori un personaggio complesso per il quale le lingue sono fondamentali: usa il tedesco per esprime l'amore e l'affetto per la nuova famiglia, l'italiano per comunicare con i suoi dipendenti e il napoletano con il figlio. L'attore ha voluto imparare il tedesco apposta per il ruolo: «Certo non parliamo del monologo del Faust... - dice ironicamente - È stato un ulteriore elemento di seduzione girare una storia così bella totalmente in Germania, in un'atmosfera realmente europea». Il film ha i toni della tragedia greca, e non mancherà di piacere molto anche all'estero. Come tanti altri film sui malavitosi italiani. Un'altra tragedia del film è che è veramente bello, un qualcosa di speciale, che porta l'immagine dell'Italia nel mondo. E che ci inchoda allo stereotipo di un Paese in mano alla criminalità organizzata. Ma forse il film è così bello perché questo non è uno stereotipo. È la semplice immagine della realtà. A. A.

Dai blog