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di ANTONIO ANGELI Ha un grande casco dorato, braccia possenti e dita abilissime, ma non ha gambe, perché in assenza di gravità non servono.

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Saràuna missione memorabile quella che prenderà il via domani con la partenza dello Shuttle (dopo diversi rinvii) alle 20,52, ora italiana. Si festeggiano dieci anni dall'arrivo del primo equipaggio umano sulla Stazione Spaziale, il 2 novembre 2000. E c'è da festeggiare inoltre che la sua costruzione, almeno per la parte non russa, è ormai completa. La «ciliegina sulla torta» è l'arrivo del modulo italiano «Leonardo», che diventerà il primo elemento permanente di un singolo Paese europeo della stazione orbitale. Leonardo, dopo aver funzionato come cargo per quasi dieci anni nei quali, nella stiva dello Shuttle, ha trasportato attrezzature e rifornimenti alla stazione, ora diventa l'«appartamentino made in Italy» della base, nel quale gli astronauti possono fare esperimenti, andare a dormire o fare esercizio fisico. Lo Shuttle, inoltre, sta per festeggiare il «pensionamento». Per il Discovery questa missione, la Sts-133, sarà la 39esima e ultima. Anche questo storico Shuttle della Nasa, infatti, si appresta a finire in un museo, come prima di lui l'Atlantis. Resterà in attività ancora per il 2011 solo l'Endeavour, poi il lavoro di «traghetto dello spazio» sarà affidato al un nuovo missile con capsula del progetto Constellation della Nasa. L'obiettivo finale (per il momento) è il vascello spaziale «Ares», una sofisticata navetta che servirà per raggiungere prima l'orbita terrestre, poi quella lunare e infine affrontare il viaggio verso Marte. Ma la vera, grande novità è l'arrivo sulla base dell'«astronauta perfetto», un robot dalle capacità eccezionali, un automa appositamente studiato per la vita nello spazio. Tuta bianca, casco dorato, due grandi braccia... ma niente gambe. In assenza di gravità a Robonaut 2 gli arti inferiori non servono. L'automa, ben imballato, domani decollerà con sei colleghi umani: il pilota Eric Boe e gli specialisti di missione Alvin Drew, Tim Kopra, Michael Barratt e Nicole Stott. Non saranno però loro a «spacchettarlo»: questo compito spetterà ad una missione successiva, molto probabilmente quella di cui farà parte l'astronauta italiano dell'Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli.

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