Fellini come Leonardo ha cambiato il mondo
Artistiche avevano un loro stile pittorico così come La Dolce Vita nasce da uno stile fellinesque che ha cambiato il mondo». Ad affermarlo è stato ieri Martin Scorsese, di scena al Festival di Roma per presentare la versione restaurata de «La Dolce Vita», realizzata dalla sua Fondazione, con la Cineteca di Bologna e il sostegno di Gucci, con delle nuove scene inedite. Anita Ekberg in primo piano, esuberante come mai, mentre entra nella fontana di Trevi, è una delle immagini che compariranno nel restauro del film di 10 minuti più lungo e anche più audace. L'attrice, magra e claudicante, ha ricordato l'acqua gelata (era gennaio), ricevendo la standing ovation. Tante le scene tagliate da Fellini per volontà del produttore Angelo Rizzoli. Nel cinquantesimo anniversario della pellicola-capolavoro, Scorsese spiega che per lui «i film si dividono tra quelli fatti prima e dopo La Dolce Vita, che ha rotto le regole della narrazione, lanciandone nuove. Fino agli anni '60 c'erano produzioni epiche come Ben Hur o Spartacus, oppure film per famiglie come Il giro del mondo in 80 giorni. Nessuno aveva mai espresso tanta acuta intensità morale, che cambiò le regole del cinema commerciale nel mondo. Fellini non ha raccontato storie con un inizio e una fine, ma ha dipinto murales, affreschi, atmosfere della società moderna e si è spinto fino agli estremi. Su tutti, spicca il personaggio di Mastroianni con quello sguardo che esprime il senso di accettazione verso il mistero della vita. Da Fellini ho imparato a spargere la pittura su tutta l'immagine, per dirla con una metafora artistica. Mi ha dato la possibilità di creare tutto contemporaneamente, qualcosa di inaspettato». Al dibattito, moderato da Mario Sesti e Antonio Mondi, hanno partecipato anche Luca Farinelli della Cineteca di Bologna, Enrico Magrelli della Cineteca Nazionale, Patrizio Di Marco di Gucci e Giampaolo Letta della Medusa, che ha annunciato la distribuzione del film nelle sale dalla prossima settimana. Scorsese ha poi aggiunto che guarda sempre «i prodotti cinematografici italiani più recenti. In particolare, mi hanno colpito i lavori di Vincenzo Marra, oltre a Gomorra e a Io sono l'amore. In un certo, senso mi hanno anche ispirato: in Italia si è formata una nuova generazione che tratta temi universali e lo fa con uno stile tutto nuovo che andrebbe incoraggiato.