Landis superstar «Horror è comicità»
diDINA D'ISA Fan in delirio per la leggenda di Hollywood che ha sfornato film di culto come «Animal House», «Il lupo mannaro americano a Londra», passando per l'indimenticabile videoclip di «Thriller» o «The Blues Brothers» (e ricordando Belushi ha detto: «era un tossico, si è ucciso, non ci sono misteri, ma era molto divertente). Il 60enne John Landis ha scaldato l'atmosfera del Festival di Roma. Appena sceso dall'aereo (l'altra sera) ha ritirato all'Hostaria dell'Orso il premio speciale «Friend of Capri 2010», festeggiato - tra gli altri - da Franco Nero, Claudia Gerini, Lina Wertmuller e Nancy Brilli. Landis ha seguito la protesta del cinema italiano e poi è andato a nanna all'hotel Excelsior. Ieri sprigionava ovunque energia e humor, presentando prima il suo nuovo film «Ladri di cadaveri» (dopo Natale nelle sale distribuito da Archibald) e poi l'incontro con il pubblico moderato da Mario Sesti. «Volevo raccontare una romantica black comedy su degli assassini», ha esordito Landis e ci è riuscito alla grande, partendo da una storia vera della Edimburgo gotica dell'800. All'epoca, andava di moda un curioso business: vendere cadaveri alle prestigiose scuole di medicina e anatomia. Fu allora che a Burke e a Hare venne l'idea di uccidere persone, invece che dissotterrare cadaveri. Con il memorabile humor di Landis i due - interpretati da Andy Serkis e Simon Pegg - si trasformano in assassini così divertenti da rimanere simpatici persino nei loro macabri affari. Burke - tra l'altro - uccide per amore, per finanziare lo spettacolo teatrale della donna che ama (Isla Fisher). «Non sta a me dire al pubblico come deve interpretare il mio film - ha detto il regista americano, nato a Chicago ma da sempre vissuto a Los Angeles - La contestazione contro i tagli al cinema, pur non conoscendo la situazione italiana, è viva in tutto il mondo perché, quando i governi sono in difficoltà, tagliano per prima cosa cultura e educazione. Anche in America non rischiano più nel fare film, il cinema è in mano alle multinazionali e sono ancora arrabbiato con loro per come cambiarono il sequel dei "Blues Brothers" nel 2000. Per questo, l'ultima comedy l'ho girata a Londra. Il grande cinema italiano è crollato 20-25 anni fa, perché non ci sono più stati produttori capaci d'investire nei film. Conosco la comicità di Totò, De Sica (Vittorio ovviamente ma anche Christian), di Benigni, di Ciccio e Franco. Ma tra i registi a cui mi sono ispirato di più c'è Gillo Pontecorvo».