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di LIDIA LOMBARDI Salvate D.

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Lawrencee la sua «scandalosa» Lady Constance Chatterley. La mobilitazione, oggi, per lo scrittore - un appello con firme eccellenti perché resti aperto il centro culturale a lui dedicato a Eastwood, la città natale - si salda a quella che la casa editrice del romanziere inglese, la Penguin, promosse mezzo secolo fa per far assolvere il libro che raccontava la liaison molto erotica e poco romantica della nobildonna sposata a un sir e del suo guardacaccia, il fatale Mellors. Troppo per la società vittoriana del 1928, l'anno di pubblicazione. Così «L'amante di Lady Chatterley» fu ritirato dalle librerie di tutta Europa con l'accusa di oscenità. Il romanzo ricominciò a circolare solo nel 1960, alla fine di un processo che divise il Regno Unito. E ora se ne ripercorrono i retroscena grazie a documenti donati all'università di Bristol dall'avvocato della casa editrice, Michael Rubenstein. Le carte rivelano una strategia di difesa in cui erano stati arruolati personaggi famosi, molti dei quali però diedero forfait. Tra i «periti di parte» ingaggiati da Rubenstein, oltre trecento tra autori, accademici, religiosi, attori. Tutti invitati per convincere la giuria che «Lady Chatterley Lovers» non era pornografia, ma capolavoro. Che l'autore di «Figli e amanti» fosse un gigante della letteratura sono convinti anche Salman Rushdie e Martin Amis, promotori della campagna per salvare la Durban House, l'edificio nel Nottinghamshire caro a Lawrence: era un tempo l'anticamera di una miniera e il romanziere lo visitò con il padre, appunto minatore. È diventato un centro culturale, possiede copie del controverso romanzo, ma pochi lo visitano e mantenerlo in attività non conviene alle autorità locali, che spendono senza adeguato ritorno 60 mila sterline l'anno. «Noi siamo uniti nella convinzione che David Herbert Lawrence è uno dei più importanti scrittori del mondo», affermano Rusdhie e gli altri firmatari dell'appello, tra cui un altro trasgressivo, il regista Ken Russell che negli anni Novanta trasse dal romanzo un film. Invece il libro non piacque a molti dei personaggi chiamati cinquant'anni fa da Penguin per testimoniare a favore. Tra questi il cattolicissimo Evelyn Waugh, chissà perché convocato dalla difesa. Altri, tra cui Alec Guinness, fecero invece di tutto per appoggiare Lawrence. E. M. Foster scrisse a Rubenstein: «È un libro di letteraria importanza. La legge mi dice che l'oscenità può corrompere ma non offre definizioni di corruzione». E si dice che Thomas Stearns Eliot sarebbe rimasto per giorni su un taxi fuori dal tribunale in attesa di poter salire in aula, incurante del tassametro che correva. Le autorità avevano deciso di giudicare l'oscenità del libro, pubblicato per la prima volta in Italia perché Lawrence negli anni Venti ci si era trasferito per curarsi la tubercolosi, attraverso una prova empirica condotta su nove uomini e tre donne che avrebbero dovuto leggere il romanzo in tre giorni, chiusi in tribunale. Uno dei momenti del procedimento che appassionarono il Regno Unito fu quando un avvocato della procura fece il conto di tutte le parole «a luci rosse» usate da Lawrence. Memorabile la dichiarazione del procuratore Mervyn Griffith Jones, che passò alla storia come una delle più grosse gaffe dell'avvocatura: «Approvereste che i vostri figli e le vostre figlie - perché le femmine sanno leggere quanto i maschi - leggessero questo libro? E lo vorreste in mano a vostra moglie o ai vostri servi?». Il 2 novembre 1960 - ricorda il quotidiano «Indipendent» che ha pubblicato i documenti - la Penguin fu assolta e il libro tornò in libreria diventando un bestseller. In 15 minuti un negozio di Londra, Foyles, vendette 300 copie e ricevette ordinazioni per ulteriori 3.000 copie. Hatchards finì tutti i volumi in 40 minuti. Idem da Selfridges: 250 copie in meno di mezz'ora. Nello Yorkshire un macellaio si procurò delle copie che poi mise sul mercato con le costolette di agnello.

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