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Impossibile dimenticarli in cantina

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Seè vero (com'è vero) che le vicissitudini storiche del nostro Paese hanno comportato smarrimenti, non è altrettanto facile che opere d'arte ai loro giorni conclamati capolavori siano finite nell'oblio. A ciò va aggiunto che i maestri avevano presso di sé botteghe con allievi e collaboratori, i quali imitavano i modi del caposcuola ed erano a loro volta imitati, copiati e riciclati talvolta fraudolentemente. Peraltro il valore di un manufatto d'arte è mantenuto nelle famiglie attraverso divisioni ereditarie e, pure se il gusto cambia, difficilmente si dimentica (anche in soffitta) la stima di un Guercino o di un Carracci, soprattutto se qualcuno decide di venderlo. Un «Autoritratto di Leonardo» non avrebbe subito un destino diverso. C'è di più. Gli esami scientifici condotti con l'ausilio di macchine se non sono supportati dall'esperienza di chi le usa offrono risultati criptici. Il compianto maestro del restauro Pico Cellini affermava che «le macchine dicono ciò che vogliamo che esse dicano, sono fatte per essere ingannate». Il Carbonio 14 può essere affidabile per le lunghe ere, ma inattendibile per le epoche più recenti. Tracce grafiche e firme non provano nulla. Anche in questo caso citerò un maestro della storia dell'arte, Maurizio Fagiolo: «All'occorrenza, si aggiungono». L'impronta digitale in una pittura di Leonardo è una presenza del tutto improbabile, anche se la si dichiara "compatibile" con un'altra scorta sulla «Dama con l'ermellino» di Cracovia. Compatibilità non significa certezza. Impronte digitali possono sussistere nei pittori d'educazione tecnica veneta. Tiziano ha talvolta dipinto solo con le dita. Ma non Leonardo e i suoi allievi, fautori di una tecnica pittorica liscia e sfumata. Maurizio Marini

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