A «Wall Street» torna lo squalo Michael Douglas
Laprima volta - era il 1997 - ci aveva rappresentato il cinismo degli operatori di borsa che negli anni Ottanta, per profitto personale, avevano provocato disastri enormi ai danni dei risparmiatori. Adesso, ispirandosi alle recenti crisi che hanno rischiato di travolgere delle banche importanti per la disonestà di loschi affaristi e di altri banchieri, ci ripropone Gordon Gekko, il protagonista dell'altro film, cominciando dal momento in cui, dopo anni di carcere, torna in libertà solo voglioso di rifarsi. Con un problema privato, però, che interferisce ogni tanto nella sua vita, la morte di un figlio e l'ostilità di una figlia che gli rinfaccia quella morte, rifiutando ogni rapporto con lui anche se lei, fidanzata con un giovane e rampante operatore di borsa che intanto ha conosciuto il padre, gli senta perorare di continuo l'idea di una riconciliazione. A queste questioni private di Gekko si accompagnano grovigli finanziari di ogni sorta perché Stone, anche questa volta, non perde occasione per fare duramente il punto su tutte quelle vicende che alla fine, fra intrighi, responsabilità pubbliche e private, colpi di scena, porteranno appunto a quella crisi delle banche di cui ci hanno intrattenuto solo qualche anno fa le cronache americane e mondiali, pronte a evocare il funereo '29. Con una conclusione che, riportando la situazione a com'è ora - se non del tutto positiva almeno più tranquillizzante e, ancora una volta, con i cattivi puniti - risolve in modo più che ottimistico i problemi privati di Gekko riavvicinandolo alla figlia addirittura in cifre di pentimento e di riparazione. Un lieto fine certamente molto facile che non toglie comunque troppo a un film in cui l'alta finanza americana con i suoi squali assetati di sangue è nuovamente descritta da Stone con tutta la violenza necessaria. Il vero pregio del film, tuttavia, è nell'interpretazione splendida di Michael Douglas per la seconda volta nelle vesti di Gekko: un cattivo-buono che sa magistralmente disegnarsi nella mimica tutte le sue contraddizioni. Molto meno efficaci, attorno, quasi tutti gli altri.