di ANTONIO ANGELI Arriva nella Capitale una testimonianza storica eccezionale e sconvolgente: «A film unfinished».
Unpo' di tempo fa in un polveroso scantinato tedesco vennero trovate quattro «pizze» di un film girato nel 1942 da operatori tedeschi nella Varsavia occupata. Il film, incompleto e senza audio, mostra alcune scene di vita quotidiana nel Ghetto. Il materiale venne bollato come «robaccia di propaganda» e messo da parte. Ci volle però vedere chiaro la poco più che trentenne regista israeliana Yael Hersonski che si pose alcune domande. Perché i nazisti si scomodarono a mandare una troupe nel Ghetto di Varsavia, oltretutto pochi mesi prima che fosse spianato dalle Waffen Ss? Perché, assieme ad alcune scene di disperazione e miseria, c'erano immagini palesemente di fiction con attori che interpretavano persone apparentemente medio borghesi che mangiano, ballano, insomma, tutto sommato non se la passano male? La Hersonski ha viaggiato dalla cineteca di Gerusalemme all'Europa con determinazione per svelare il mistero. La risposta trovata è semplice e agghiacciante: la propaganda nazista stava realizzando a Varsavia un film rassicurante sulla sorte degli ebrei. E questo quando già il vicino campo di sterminio di Treblinka e gli altri macinavano morte a pieno regime. «A film unfinished», alla faccia dei negazionisti storici improvvisati, dimostra che oltre allo sterminio i nazisti avevano elaborato un piano di propaganda per coprire e negare i loro crimini. Questo film è un'operazione culturale di altissimo livello che ricorda, nell'impegno, lo straordinario «Uno specialista», del '99, di Eyal Sivan, sul processo ad Adolf Eichmann. «A film unfinished» arriva a Roma con il «Pitigliani Kolno'a Festival 2010», rassegna di cinema ebraico ed israeliano, giunta all'ottava edizione, diretta da Dan Angelo Muggia e Ariela Piattelli. La rassegna prende il via domani alla Casa del Cinema di Villa Borghese, dove domenica sera sarà proiettato «A film unfinished», che è certamente la pellicola più attesa. Ma il festival, che proseguirà fino al 27 ottobre, promette molte altre opere interessanti. Articolato in quattro sezioni propone lavori cinematografici e televisivi, di fiction e documentari, che arrivano da israele. Molto attesi «Surrogate», film su amore, sesso e famiglia e un altro straordinario documentario: «Filmed by Itzhak», su Itzhak Rabin.