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Per la Biennale tanti progetti e pochi fondi

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Ese lo dice lui, l'irrefrenabile Vittorio Sgarbi, perché non credergli? Come un fiume in piena, il critico-soprintendente ha presentato ieri alla stampa la sua «impresa titanica» del prossimo giugno affiancato dal Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, dal Sottosegretario al Ministero per i Beni Culturali Francesco Giro e dal direttore generale per il Paesaggio, architettura e arte contemporanea Mario Lolli Ghetti. Mille artisti, tutte le regioni con le loro città più importanti, gli 89 Istituti italiani di Cultura all'estero, venti Accademie di Belle Arti, gran parte dei palazzi storici di Venezia oltre al Padiglione Italia all'Arsenale. Ecco i numeri essenziali di una partecipazione numerica che può trovare un termine di paragone solo nelle adunate oceaniche degli artisti che partecipavano alle Biennali e alle Quadriennali del regime. «Ma io voglio – ha detto ancora Sgarbi – un Padiglione ecumenico, democratico, disseminato in tutta Italia e capace di dare voce all'esistente, contro il dominio del mercato e della mafia che controlla l'attuale sistema dell'arte contemporanea. Fra le sezioni previste, oltre alla pittura, alla scultura e alla fotografia, voglio anche la gastronomia, un'arte vera e propria. Mi sbizzarrirò affiancando Lorenzo Lotto, Lucien Freud e il nostro Fausto Pirandello, i tre pittori che in epoche diverse sono all'origine della psicanalisi. E porterò a Venezia il Museo della Mafia e quello della Follia». Insomma, non c'è diga che tenga per l'alluvione creativa proposta da Sgarbi. Con un problema non da poco, però: i fondi. Le Regioni assicurano la concessione gratuita di importanti spazi espositivi e il Ministro Frattini ha promesso un milione di euro dal suo dicastero, ma non c'è copertura di spesa per il milione e mezzo di euro che Sgarbi si aspetta dal Ministero per i Beni culturali. Lo stesso Lolli Ghetti ha detto che sarà difficile superare gli 800.000 euro spesi per il Padiglione Italia del 2009. Ma Sgarbi ha concluso ottimisticamente con un perentorio «Tanto li trovo lo stesso».

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