Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di ROBERTA MARESCI C'è davvero da farsi venire un diavolo per cappello, a guardare le tendenze moda della prossima primavera-estate.

default_image

  • a
  • a
  • a

Sonoanni che Cristian Lacroix si sgola nell'invitarci a indossarlo di più: rende più intenso il volto e accentua la personalità. Non fa neppure male ai capelli, purché sia giusto e non vi tiriate troppo indietro la chioma per indossarlo. Qualche perplessità solo per gli chapeau-cloches, i berretti in lana "alla commando", o quelli usati dagli sciatori: «Se il cappello comprime troppo, si può avere una sofferenza circolatoria del bulbo», dice Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano. Sapendo di dover pazientare tre mesi di lavorazione per un "Panama Montecristo", potete avere mille idee "sopra" la testa. Baschi, bustine, cloche, tamburelli, pagliette, calati sugli occhi come ci aveva abituate Greta Garbo o sulle ventitrè come faceva la Dietrich hanno preso il posto di quelli enormi di paglia alla Grace Kelly in "Caccia al ladro" o a ruota simili ai modelli Cecil Breaton per "My fair lady". Basta tirare in ballo le proposte parigine presentate nelle ultime sfilate dai guru della moda, per perdere la testa. Manish Arora, se voleva stupire la platea con i suoi cappelli a forma di auto su abitini stravaganti, ce l'ha fatta in pieno. Ha fatto la sua figura anche John Galliano versione capitano del vascello, pronto a comandare una ciurma di modelle vestite da marinai, con dettagli glamour come i cappelli bianchi tipici dell'equipaggio di un'imbarcazione. D'altronde, "i cappelli – per Galliano - servono ad attirare l'attenzione, tanto quanto al raggiungimento di uno scopo estetico e a completare uno stile". Puntano tutto sull'allegria, Moschino e Cavalli: per loro cappelli da cowboy. Pierre-Cardin propone quelli maxi. Lo stilista di Lady Gaga, Charlie Le Mindu, ha preferito sbatterci in faccia il nudo, lasciando sfilare le sue modelle senza abiti addosso durante la settimana della moda di Londra, prendendo di mira sugli accessori: cappelli elicoidali, tacchi 12 e parrucche florescenti. Solo copricapi oversize ed ecologici per Vivienne Westwood, che ci invita a "comprare meno, scegliere meglio, indossarli di nuovo e divertirsi a reinterpretarli". Che dire? Chapeau! Tanto di cappello! Espressione che calza a pennello per un cappellaio magico come Stephen Jones che, nella storia dei cappelli, è stato l'equivalente di Coco Chanel per la moda femminile. Cos'ha fatto costui? Negli anni Settanta ha trasformato quest'accessorio noioso e da cerimonia in un guizzo di stile ad uso e consumo di tutti. Trent'anni dopo, siamo qui a ricordarlo: il marchio festeggia la sua storia con una retrospettiva al Museo della Moda di Anversa (MoMu), fino al prossimo 13 febbraio. In mostra, molti i copricapi posizionati di traverso, come fossero gli accenti in un testo da intepretare. Dove non si fraintende è a Londra; pare siano pronti a tornare in piazza per la bombetta. Quella sfoggiata da Kafka, Eliot, Churchill, Mussolini, Gershwin, Stanlio e Magritte che, dopo generazioni di teste "nude de riguer", prima o poi c'è chi giura tornerà di moda: era il simbolo di una società più onesta.

Dai blog