di ANGELA PELLICCIARI Il Giornale ha pubblicato una pagina del nuovo saggio di Giordano Bruno Guerri che sta dalla parte del Sud e dell'antiretorica dell'unità.
Tuttialle strette dipendenze di Cavour. Tutti a documentare gli atti vandalici dell'eroe Garibaldi. È vero: la "liberazione" del Sud è stata, né più né meno, una conquista. E pure spietata. Oggi però non è tanto il tema Nord-Sud che va posto in evidenza. Mettere in discussione la bellezza dell'epopea risorgimentale solo a partire da questa prospettiva costituisce, a mio modo di vedere, un'operazione riduttiva e miope. Guerri rimarca la violenta contrapposizione tra "noi" e "loro". Tra i briganti (i meridionali) e gli italiani civili (i settentrionali). La contrapposizione vera però non è tanto fra Nord e Sud, quanto fra illuminati (liberali sia settentrionali che meridionali) e cattolici (il 99% degli italiani). I liberali hanno tentato, in nome della libertà e della costituzione, di imporre agli italiani un cambiamento di identità. Hanno voluto che rinunciassimo alla nostra religione, alla nostra cultura, alla nostra arte e alla nostra organizzazione socio-economica. I liberali avevano una fede incrollabile: erano convinti che il papato fosse destinato a scomparire. Ecco cosa scrive Mazzini nel 1832: "Il papato aveva compiuta la sua missione sulla terra, e non corrispondeva più ai bisogni e alla condizione intellettuale dell'umanità". Il padre dei repubblicani italiani è però costretto ad ammettere, sconsolato, "E non pertanto, il papato dura". Come fare per distruggerlo? Semplice: "Ora il papato starà finché non lo rovesci dal seggio ov'ei dorme l'Italia rinata". In parole povere l'unità d'Italia è funzionale alla fine del cattolicesimo. L'odio alla chiesa di Roma è l'anima del Risorgimento. Questo vale sicuramente per Mazzini e Garibaldi. Per Cavour e Vittorio Emanuele si tratta piuttosto di una questione di potere. Il pedaggio da pagare per unificare l'Italia sotto il Piemonte è la guerra alla chiesa e alle sue istituzioni. Questo esigono gli alleati (le potenze europee) per consentire a Vittorio Emanuele di diventare re d'Italia. E così, come già aveva fatto Pepoli subito dopo l'invasione dell'Umbria, 13 gennaio 1861 Lorenzo Valerio, commissario regio per le Marche, decreta la soppressione di tutti gli ordini religiosi "Visto il decreto del Governo Italiano 7 maggio 1810". Senza vergogna: i nuovi invasori agiscono in nome del primo invasore, Napoleone Bonaparte, e prendono per legali i suoi provvedimenti liberticidi. L'unità d'Italia fatta contro la chiesa e cioè, conviene ripeterlo, contro gli italiani, è un dramma che a distanza di 150 anni non riesce a passare. E non passa perché lo si nega. Ora viene alla luce la realtà della conquista del Sud. Nessuno ricorda la violenza anticattolica ai danni di tutta l'Italia, di cui la violenza antimeridionale è diretta conseguenza.