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Quando i sogni sono eversivi

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diDINA D'ISA Tutto è concesso alla commedia italiana, soprattutto se si rifà al capolavoro monicelliano de «I soliti ignoti». Si può persino raccontare, con grande ironia, come un gruppo di sognatori sfigati, un po' vinti e un po' vintage, si dibattano tra precariato, morti bianche e lotta armata, con tanto di rapimento di un politico. Questo racconta il film di Lucio Pellegrini «Figli delle stelle» (da venerdì al cinema in 250 copie distribuite da Warner), con una cast ricco di attori celebri. C'è un eccellente Pierfrancesco Favino nel suo primo ruolo comico, nei panni di un insegnante precario marchigiano che lavora in un autogrill, sfoggiando un monclaire arancione anni '80. Accanto a lui, Fabio Volo nella parte di un portuale di Marghera; Giuseppe Battiston, ricercatore universitario, rancoroso, stagionato e pronto a un'inutile rivoluzione; Paolo Sassanelli, un ex galeotto, e Claudia Pandolfi, insicura giornalista de La7 con contratto a termine e unica donna del gruppo che trascina la banda verso una deriva senza ritorno. Tutti hanno più di 35 anni, sono precari, accomunati da un disagio esistenziale, delusi ma pronti ad una missione impossibile: rapire un cinico ministro sulla Sanità (interpretato da Fabrizio Rondolino, ex portavoce di D'Alema). Ma falliscono e prendono la persona sbagliata, un mite sottosegretatio (Giorgio Tirabassi) e alla fine dovranno dividere il malloppo con una cinica comunità montana valdostana, opportunista e sensibile solo al denaro. Questi nostalgici degli anni '80 ballano per giunta sulle note dei «Figli delle stelle» di Alan Sorrenti (che ha ispirato il titolo), indossano l'eskimo, giacche jeans con pelliccia e monclaire. «Il trofeo di questo film l'ho già portato a casa, è un ricordo vintage, il giubbotto jeans con pellicciotto, uguale a quello che avevo da ragazzino e che mia madre mi buttò via - ha ironizzato Volo - Lo conservo qui a Roma, dove ancora si usa. A Milano mi vergognerei di indossarlo. Scherzi a parte, questa è una pellicola importante. Ora voglio però finire il mio di film, "Un giorno in più", tratto dal mio libro e ambientato a New York. In questo periodo è più saggio non apparire in tv, aspetto che l'impero decada del tutto per tornarci, mentre da dicembre sarò di nuovo a Radio Dj». Favino ha confessato che fare il comico era «la mia vocazione fin da ragazzo. Poi, sono stati gli altri a pensare che avessi invece la vena drammatica. Per il mio personaggio non mi sono ispirato al Gassman dei "Soliti Ignoti", anche se quella di Monicelli è una pellicola che appartiene inevitabilmente alla nostra cultura. Non credo che il film possa scatenare polemiche, l'unico elemento eversivo è semmai il fatto che un politico venga dipinto come un uomo simpatico e una brava persona. Adoro interpretare commedie e presto sarò sullo schermo ne "La vita facile", sempre di Pellegrini, con Accorsi e la Puccini». Dulcis in fundo, la bella Pandolfi (in attesa dell'iter legale per l'episodio del paparazzo che l'ha investita) si è «molto divertita nell'interpretare Marilù, unica donna del gruppo. È una ragazza che si lascia travolgere dagli eventi, è insicura e si mette sempre nei guai, guarda il mondo con occhi stupiti, pur seguendo una deriva sociale disastrosa. Sarà lei alla fine a mettere insieme la banda e a tenere tutti insieme, quasi fosse la principessa sul pisello che mette tutti in riga», ha concluso l'attrice che torna ora alle riprese del film «Quando la notte» di Cristina Comencini accanto a Filippo Timi. «I figli delle stelle» è un racconto davvero divertente e - per il regista - coglie «i personaggi nel loro spaesamento, sviliti dalla frustrazione e l'amarezza dei nostri tempi bui, per poi trasformarli in caratteri divertenti grazie a una commedia dinamica e un po' folle».

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