Bolscevichi e nazisti uniti dall'odio contro l'Occidente
InItalia, c'è chi ha raccattato da terra, dopo il crollo, i cocci del Muro di Berlino, e se li è tenuti in tasca, per poi tirarli addosso, alla prima occasione utile, al Nemico. L'antisemitismo è un frutto avvelenato del '900 e reca con sé la zona d'ombra del risentimento e dell'odio. I seminatori di odio insegnano nelle università italiane e Teramo è diventato, a quanto sembra, il buen retiro di questa genìa di neonazisti bonsai. Anche nazi-bolscevichi, per la verità. Negazionisti, nel gergo tecnico. Questi "accademici" usano ideologicamente l'ismo di De Felice, "revisionismo", per identificarlo con un altro, che non c'entra niente: relativismo. Il video della lezione di Claudio Moffa parla chiaro. La modestia intellettuale di questo personaggio è patente. Durante la lezione, cincischiava con tesi non sue, ma di Faurisson, il principale negazionista delle camere a gas e dell'Olocausto degli ebrei, con evidente imbarazzo, sentendosi forse straniato dalle sue stessi battute su una questione gigantesca e decisiva come questa. L'imbarazzo lo si coglieva dai segnali del linguaggio del corpo, dalla voce, dalla postura: un manifesto di impertinenza intellettuale. Nel senso etimologico: non pertiene ad un personaggio di questa modesta caratura intellettuale e di questo cinismo mediatico-ideologico insegnare nelle università, pagate anche dalle mie tasse. Moffa, però, non è stato cacciato dal suo ateneo. La subcultura italiana è piena di questo materiale incandescente, lievito dell'odio. C'è chi sostiene che le Torri Gemelle siano cadute da sole e chi firma appelli per la liberazione di Battisti. Gli opposti estremismi ancora alleati. Il Nemico è sempre lo stesso: l'Occidente. Talebani del primitivismo sub culturale. Il Senato accademico dell'università di Teramo "si fa interprete del grave disagio che si è manifestato tra i docenti e i discenti dell'Ateneo" in relazione al Master Enrico Mattei e istituisce una commissione "incaricata di verificare e valutare il comportamento del prof. Moffa". Sarei curioso di vedere se, in questa commissione, ci sono anche coloro che hanno conferito l'incarico di insegnamento al Master a Claudio Moffa. Comunque, Moffa ringrazia e dice di non volere intrusioni istituzionali. Il politically correct "liberale" si inchioda così: se non mi fai tirar fuori tutto il veleno che ho in corpo, non sei liberale. Invece no, ha ragione Riccardo Pacifici. Si può discutere se serva o meno una legge contro il negazionismo, come egli sostiene. Ma il punto è chiaro: cacciamo i seminatori di odio dalle università. La modestia culturale di Moffa depone a suo sfavore - basta navigare nel sito www.claudiomoffa.it, in cui si possono leggere tesi complottiste di tutti i generi, perfino parallelismi fra Ahmadinejad e Berlusconi -, le sue "tesi" sono tanto criptiche quanto inquietanti: tecniche di costruzione degli edifici per gassare gli ebrei non idonee a un simile "trattamento", critica di dati "errati" sugli eccidi, ecc. La democrazia non può stare con il relativismo culturale, che mina la nostra ragion d'essere storica: la sconfitta dei due totalitarismi del '900, nazismo e comunismo. La tolleranza da "liberali" senza verità produce la mancanza di rispetto di un Moffa per gli ebrei e la nostra civiltà. Siamo tutti chiamati a replicare con fermezza etica e rigore intellettuale. In particolare gli storici, a loro, infatti, spetta il compito di replicare al negazionista di Teramo, senza indugiare. La politica deve tenere dritta la barra, ripensando, a fronte di questi inquinamenti ideologici, la sua ragion d'essere. Uno Stato democratico deve affermare i valori e i diritti di un popolo. I valori del nostro popolo, cristiano e solidale con chi ha sofferto per tutti, i nostri "fratelli maggiori" ebrei. Il silenzio è un'auto-accusa. Il male del '900 non è stato "banale". Tollerare gli ideologi violenti di oggi significa essere ciechi di fronte al dèmone demolitore dell'umanità che ci è più cara.