Dal Leonardo salernitano al Michelangelo di Buffalo, scoperte-bluff
Eppure,nonostante ciò, le "bufale" continuano ad occupare i terreni della stampa internazionale. Non c'è scampo alle fantasie degli "acchiappanuvole" (come diceva il compianto professor Pico Cellini) e a coloro che, ottimisti o in malafede, pensano che sia utile dar credito alle loro visioni! In tal senso, al di là dei danni provocati dai vari "codici Da Vinci" (è stato pure edito, a fumetti, un "codice Caravaggio"!), anche i "cercatori di tesori" in soffitta, sono perennemente in azione, inseguono dipinti perduti di Michelangelo, Raffaello e dell'inflazionato Caravaggio! Di quest'ultimo, in prossimità del 18 luglio u.s., anniversario della morte in Porto Ercole, si è avuto il ritrovamento delle ossa: poveri resti calcinati di qualche militare della piazzaforte spagnola dell'Argentario che mai, in vita avrà visto un pennello (!) queste sono poi state corredate da un'improponibile mostra con cortine show degne di miglior impiego del denaro dell'Enel, e, quindi, del ritrovamento di un "martirio di San Lorenzo" di tommaso Salini, o dal Mayno, ben oltre la morte del Caravaggio, riemerso da qualche recesso segreto del Gesù. Un tenebroso sportello con un'effigie del genio vinciano è stato elargito del titolo d'"Autoritratto", ma non finisce qui, infatti , la "bufala" di fine estate viene da Buffalo, nello stato di New York, dove sarebbe stata individuata, nientedimeno che la "Deposizione di Cristo" dipinta da Michelangelo nel 1545 per Vittoria Colonna, donna amata dal grande artista e sua musa ispiratrice negli anni più tardi. Tutto è certamente possibile, ma, intanto si dovrebbe avere la certezza che Michelangelo abbia realizzato tale opera, quindi avere la cognizione di quale tecnica si sia servito: un dipinto(?)un marmo in bassorilievo? un disegno(?). Le fonti, al proposito non sono affatto chiare. La critica più accreditata è propensa a credere che l'artista, che aveva già donato alla sua "poetessa" un "Cristo Crocifisso", perduto e noto per copie, le abbia fatto omaggio di un magistrale disegno. Questo, peraltro, è conservato a Boston, nell'Isabella Stewart Gardner Museum, ed è un autentico capolavoro, finito, come era nel gusto della destinataria. Nondimeno, Michelangelo si avvaleva sovente, negli anni tardi, di un giovane assistente, Marcello Venusti, detto "Marcello Mantovano", (1515 e 1579, al quale affidava la trascrizione in pittura di talune sue "inventioni": ricordo la copia del Giudizio sistino (Napoli. Museo di Capodimonte), e le molte redazioni del Noli me tangere e del menzionato Crocifisso. Come detto, sussistono versioni marmoree della Deposizione di Vittoria Colonna, ma, anche, molte stesure pittoriche, dovute, in gran parte, al pennello del Venusti. Per quel che è possibile dedurre dalle foto del dipinto di Buffalo questo potrebbe essere un'altra sua copia, ma, certamente, non tra le migliori. Infine, la disparità della prassi con cui il modello sarebbe stato realizzato da Michelangelo (pittore o scultore) rende assai probabile che questi avesse donato a Vittoria Colonna, come in altri casi, un sublime disegno. Questo conservava, comunque, tutto il suo talento, la sua ispirazione e il timbro della sua profonda Fede! Intanto, se il quadro americano fosse davvero di Michelangelo, varrebbe 300 milioni di dollari. La tela, raffigarante una "Pietà", per 27 anni è stata adagiata nella polvere dietro un divano nella casa del tenete colonnello dell'Us Air Force Martin Kober a Buffalo, stato di New York. Ad averne accertato l'autenticità sarebbe stato l'italiano Antonio Forcellino, storico dell'arte e restauratore, che su Buonarroti ha scritto molti libri, tra cui uno intolato "La Pietà persa".