Il nuovo nemico è l'ateismo
diFRANCO CARDINI Era del tutto ovvio, opportuno e prevedibile che ci si arrivasse. Ma, se tra i cattolici il buon senso e l'attenzione ai tempi che corrono fossero appena appena diffusi, la decisione del Santo Padre non dovrebbe provocare né indifferenza, né scandalo. Invece, forse succederà proprio così. Qualcuno fingerà di non capire, di non essersi accorto. Qualcun altro griderà allo scandalo. D'accordo, il cristianesimo è sotto tiro in molte parti del mondo, dove s'impedisce alle chiese di aprire i battenti e si uccidono i preti. E tutto ciò in odio al cristianesimo ch'era pur noto e diffuso in quelle plaghe da molto tempo, ma che ora s'identifica con l'Occidente e in quanto tale si odia. Prova di più che, appunto, Occidente e cristianesimo sono tutt'uno. È proprio questo il punto. Non è vero. Non è mai stato vero almeno da mezzo millennio, non lo è più decisamente da due-tre secoli, non lo è comunque certissimamente da alcuni decenni. Papa Giovanni Paolo II lo aveva detto con la sua solita chiarezza. I cristiani, nella società dell'individualismo, dei profitti, dei consumi, dell'avere e dell'apparire anziché dell'essere, non sono forse ancora alle catacombe (anzi, in apparenza sono presenti e trionfanti dappertutto), ma certo stanno diventando una minoranza: e debbono prepararsi a tornar ad essere il sale della terra in un mondo largamente scristianizzato. Certo, la Chiesa sembra apprezzata e vittoriosa. Ma la maggior parte dei cristiani cattolici, o che tali si dicono, sono solo dei "cattolici sociologici": provengono da famiglie cristiane, non hanno mai pronunziato abiure, eppure sono del tutto estranei alla vita della chiesa e ai suoi insegnamenti. I sacramenti stessi sono in crisi: non solo i matrimoni religiosi sono in flessione, ma diminuiscono perfino i battesimi; mentre in certe aree del mondo cattolico il sacramento della cresima è quasi scomparso. In certe materie, a cominciare dalla contraccezione, i cattolici non contestano il magistero della Chiesa: si limitano a ignorarlo, semplicemente. Pietro Prini, studioso cattolico di vecchia gran classe, ha da alcuni anni denunziato quello che egli ha avuto a definire "lo scisma sommerso". Più di recente un giornalista dalla fine attenzione, Riccardo Chiaberge, ha registrato il medesimo fenomeno: la Chiesa parla, ma i fedeli non ascoltano. Metteteci in più i malintesi e gli scandali, dalla questione della pedofilia a quella dell'affarismo del quale alcuni ambienti vaticani vengono accusati. Insomma, l'Occidente non è più una Cristianità. Una società può dirsi tale non quando è composta da una maggioranza di cristiani o di sedicenti tali, ma quando le sue leggi, le sue istituzioni, la sua cultura s'ispirano al cristianesimo. Il processo di laicizzazione, che fa tutt'uno con la Modernità, ha da tempo ridotto la cristianità europea a un continente nel quale gli individui in qualche modo riconducibili al cristianesimo sono parecchi, magari perfino la maggioranza formale, ma non trovano più nella fede il loro momento qualificante. Da qui la necessità della nuova istituzione pontificia, voluta da un motu proprio del Santo Padre. "L'indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita non sono meno preoccupanti ed eversivi rispetto all'ateismo dichiarato E anche la fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi dell'esistenza, quali sono i momenti del nascere, del soffrire e del morire Le trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni hanno cause complesse", ma "se da un lato l'umanità ha conosciuto innegabili benefici da tali trasformazioni", dall'altro "si è verificata una preoccupante perdita del senso del Sacro". Lo scrive Benedetto XVI istituendo il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Non è una dichiarazione di guerra all'Occidente. È la constatazione che individualismo, benessere, razionalismo scientistico, crisi dell'autorità e affermarsi dell'utilitarismo e del relativismo etico sono giunti al punto di scardinare dall'interno una società che non ha mai ripudiato la fede solo in quanto ha stimato superfluo il farlo. Forse aveva ragione il vecchio Tertulliano: il sangue dei martiri era seme di nuove vocazioni. L'adagiarsi sulla falsa impressione d'una conciliabilità tra ritenersi cristiani e vivere da atei ci ha portato a questo. Ora, l'evangelizzazione va ricominciata da capo: dall'interno di una società che da troppo tempo ha cessato di essere cristiana senza nemmeno rendersene conto.