Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La madre di tutte le astronavi

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

diANTONIO ANGELI Altro che l'Enterprise di Star Trek: la vera astronave della leggenda, la madre di tutte capsule spaziali è la Soyuz, che proprio l'altro giorno ha «consegnato» tre astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale e tra pochi mesi festeggerà 45 anni di servizio. La Soyuz, seppur rinnovata di volta in volta, si è rivelata valida ed affidabile per oltre un quarantennio. Qual è il suo segreto? È stata progettata da uno dei geni della missilistica del Novecento: Sergej Pavlovic Korolev. Nel suo Paese, cioè l'Unione Sovietica di Stalin, che certo non era prodiga di complimenti, Korolev era conosciuto con il nomignolo di «Il Migliore dei Progettisti». Un po' del genio di Korolev, che nacque nel 1906 a Zytomyr, in quello che ancora era l'impero degli zar, era italiano. Un suo maestro, infatti, fu Roberto Bartini, un vulcanico ingegnere Fiumano. Ma il vero faro di Korolev fu Wernher von Braun, anche se i due non si incontrarono mai. A Korolev fu affidato uno dei missili tedeschi V2 che i russi portarono in patria dopo aver vinto la seconda Guerra Mondiale. Da quel missile, che ai tempi, alla fine degli anni quaranta, era roba da fantascienza, Korolev sviluppò l'intero programma spaziale russo. Nel 1957 mise in orbita il mitico Sputnik. Per questo traguardo raggiunto l'Accademia Reale Svedese voleva assegnare un Nobel, ma non fu possibile, perché le autorità sovietiche per motivi di sicurezza vollero tenere segreto il nome del «Migliore dei Progettisti». All'inizio degli anni Sessanta Korolev iniziò a lavorare ad una navetta per portare in orbita tre astronauti e nel novembre del '66 la Soyuz effettuò il primo volo sperimentale senza equipaggio. Da allora la «madre di tutte le astronavi», evolvendosi in molte versioni, ha effettuato innumerevoli missioni e ha mandato in pensione le vecchie Vostok, le americane Gemini, Apollo e anche lo Shuttle, giunto ormai alle ultime missioni. Un vero «traghetto» dello spazio.

Dai blog