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Libera e casta

Cristiana Capotondi

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È una delle giovani attrici più apprezzate dal cinema italiano. Ha 30 anni, capelli rossi e un imbarazzante candore: così appare Cristiana Capotondi, madrina del Capalbio Short Festival e nelle sale con il film di Carlo Mazzacurati «La passione». Dopo un fidanzamento durato 10 anni, due brevi love story con gli attori Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis, è stata protagonista del gossip per il presunto flirt con Silvio Muccino, subito smentito. Come vive l'amore una giovane diva come lei? «Avere rapporti con quelli che fanno il tuo stesso lavoro è una follia. Aborro le storielle da una notte e via, la sera mi piace stare tranquilla a casa. Un fidanzato non è la condizione necessaria per la felicità. Sto bene con me stessa, finché non incontrerò l'uomo giusto. Anche se so quanto due innamorati siano simili a due uccellini che volano insieme, non si possono legare, altrimenti non potrebbero più volare. Sono contraria al facile consumismo dei rapporti, spesso si fa sesso per nevrosi, noia o incapacità di stare soli. Invece, occorre riflettere e scegliere bene. Le relazioni sono come delle contaminazioni che ti lasciano addosso, nel bene e nel male, la loro influenza». La sua è una bellezza raffinata molto distante da quella che viene spesso propinata nei film o nelle tv italiane, ne è solo consapevole o anche fiera? «A noi donne è stato dato il dono della grazia e della femminilità, che però abbiamo dimenticato, soprattutto dopo le contestazioni del post '68, quando le donne sono diventate aggressive con gli uomini. E anche il loro modo di porsi è diventato aggressivo, provocante, esageratamente svelato. La donna è agente come elemento rabbioso nei confronti del maschio e il mercato ne approfitta per utilizzare le sue provocazioni, magari con i nudi commerciali». Femminilità è quindi sinonimo di dolcezza? «Sì, ma anche di intelligenza, equilibrio e misura. Esistono comunque tanti tipi di bellezza, pensiamo a Magnani, Loren, Mangano o Cardinale: ognuna di loro si è affermata pur mantenendo le proprie differenze. Mi dispiace però vedere oggi come la grande Meryl Streep sia considerata solo brava, mentre è una diva dalla bellezza unica». Le piace navigare su Internet? «Assolutamente no, non sono nemmeno su Facebook e ho dovuto denunciare una persona che si spacciava per me sul social network. Ma il web è certo un mondo dalle infinite potenzialità. Lo userei più per relazioni professionali perché in quelle personali preferisco il rapporto diretto». Prossimi progetti? «Finito il festival del cortometraggio a Capalbio, che ho scelto di tenere a battesimo per promuovere giovani e nuovi talenti, sarò nelle sale dal 26 novembre con «Dalla vita in poi» di Gianfrancesco Lazzotti. Il film, che ha già vinto ai festival di Taormina e Montreal, è una commedia sulle sofferenze amorose di una sorta di Cyrano del Bergerac al femminile». Un attore e un regista con cui vorrebbe lavorare? «Luc Besson perché esalta le sue eroine e ha grande sensibilità verso il mondo delle donne. Tra gli attori, adoro Favino e Brad Pitt, che ha la capacità di mettere sempre un pizzico di ironia nei suoi personaggi, segno di grande intelligenza».

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