Belpaese tra genio e tragedia

diGIOVANNI FLORIS Dall'Introduzione - Comprereste un'auto usata da questo popolo? Un mattino di un giorno qualunque, tra il XIX e il XX secolo, il ministro Giovanni Giolitti, uscendo dal Viminale a piedi incappò in un signore di sua conoscenza. «Giolitti» raccontava Indro Montanelli «volle prevenirne il saluto profondendosi per primo in una scappellata particolarmente ossequiosa. “Ma quello” osservò il segretario “è solo l'ambasciatore di Grecia...” “Appunto” rispose Giolitti, “la Grecia è un Paese a cui dobbiamo rispetto e gratitudine perché, se non ci fosse, l'ultimo Paese d'Europa saremmo noi”.» È così? Eccezion fatta per l'inguaiatissima Grecia, siamo i peggiori di tutti? O siamo i migliori? Perché a seguire il dibattito italiano una terza via sembra non esserci: nel nostro Paese il confronto con l'estero viene in genere utilizzato o per sottolineare l'inadeguatezza di chi governa o per esaltarne l'ipotetico successo: tutti in sostanza sono convinti che nessuno sia come noi, che siamo unici, nel bene o nel male. L'Italia può essere la Repubblica delle Banane o il Paese di Bengodi, dipende da chi la racconta: e ovviamente in questo gioco all'enfasi si perde di vista la realtà. A noi, invece, è la realtà dei fatti che interessa, e a questa vogliamo arrivare innanzitutto attraverso due strade: l'immagine che gli altri hanno di noi e i dati che sull'Italia hanno raccolto i centri di ricerca nazionali e internazionali. Alla fine (ma solo alla fine) ci occuperemo anche della percezione che noi italiani abbiamo di noi stessi (...). Dalla Parte Prima, capitolo 5: Dimagrire senza dieta - Spendaccioni. È arrivato il momento di occuparci del problema dei problemi: la spesa pubblica italiana. L'idea è infatti che, se proprio non incassi, dovresti almeno mantenere sotto controllo quello che spendi. Noi non ci riusciamo, anche se ogni anno ci cade tra capo e collo una manovra di tagli. Come è possibile? Immaginiamoci sovrappeso, e pensiamo di voler dimagrire: potremmo andare da un dietologo e farci dare un piano di alimentazione corretta, in modo da perdere peso magari lentamente, ma in maniera sana ed equilibrata. Possiamo invece decidere di fare di testa nostra, togliendo un piatto qua e uno là, di quando in quando: oggi magari tagliamo la pasta e mangiamo molta carne, domani un bel piatto di spaghetti e niente frutta, dopodomani pesce e pasta a volontà, e per chiudere il pranzo un bicchiere di vino. Alla fine di questo trattamento ci ritroveremmo col fisico devastato, e probabilmente con dieci chili in più sulla bilancia. Bene, l'Italia sta facendo così: sa che deve spendere meno, e ogni anno che passa decide di tagliare qua e là, dove le sembra al momento meno doloroso, raschiando il fondo del barile che si trova davanti, magari il barile più nascosto all'opinione pubblica. Sacrifichiamo ogni anno molto, o di sicuro qualcosa, ma non riusciamo a mettere in maniera incisiva (una volta per tutte) le mani negli ingranaggi che producono la spesa. L'ovvio punto di partenza: noi italiani abbiamo un debito enorme perché da sempre spendiamo più di quanto incassiamo, e invece di risparmiare aumentiamo ogni anno la nostra spesa (...). Dalla Parte Seconda, capitolo 4: Autostrade di cemento, autostrade di bit - Il futuro che ci vede inadeguati. Gli investimenti vanno sospinti da legislazioni adeguate. Servono piani di informatizzazione della pubblica amministrazione e iniziative mirate per incentivare le transazioni on-line, anche in termini di semplicità di utilizzo. Alle iniziative del ministro Brunetta per la digitalizzazione della pubblica amministrazione sono stati riservati calorosi benvenuto, ma purtroppo queste iniziative hanno fatto (e tuttora fanno) fatica a imporsi, se è vero che un recente rapporto di Confindustria segnala una riduzione nell'ultimo anno degli investimenti della pubblica amministrazione in contenuti digitali. Servono inoltre interventi di agevolazione fiscale per stimolare gli investimenti privati. La scuola e l'università potrebbero giocare un ruolo fondamentale per sviluppare una cultura informatica ancora poco radicata e, ancora un volta, per trarre grandissimo beneficio in termini di risparmio derivante dalla digitalizzazione. E invece si taglia (...). Dalla Parte Terza, capitolo 1: Come nascono le cricche-Primo: ce le cerchiamo. Come arriva un Paese a consegnarsi nelle mani delle varie cricche? Ci arriva quando il sistema sembra fatto apposta per produrle, invece che per combatterle. Le indagini sul G8 alla Maddalena hanno portato alla luce un sistema di affari in cui pochi plenipotenziari gestivano le risorse pubbliche a loro assoluta discrezione, ma con ogni probabilità quelle indagini hanno scoperchiato solo uno dei tanti verminai. Le inchieste giudiziarie sono perlopiù legate ad appalti ottenuti in deroga alla disciplina ordinaria sulla base del meccanismo dei grandi eventi. A fornire più di un alibi alle deroghe, alle emergenze e alle trattative private è una situazione dominata in generale da una complessa stratificazione di norme, da responsabilità disperse, lungaggini burocratiche, contenziosi, opacità delle procedure, da un sistema tortuoso e irrazionale che ha spianato la strada alla corruzione in un settore che soffre fortemente la crisi. «Se il 2009 è stato l'annus horribilis, il 2010 non sarà quello della svolta» ha sottolineato il presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) Paolo Buzzetti nell'assemblea nazionale della categoria. «Alla fine dell'anno avremo perso, rispetto al 2008, il 17 per cento in investimenti, e nel comparto delle nuove abitazioni oltre il 30 per cento. La crisi ha espulso dal mercato più di 200.000 lavoratori.» Da noi sono necessari dieci anni per avviare un'opera pubblica di medie dimensioni, contro i tre della media Ue. La normativa del settore è complessa, elefantiaca e in continuo cambiamento. Se le direttive europee per gli appalti sono composte da appena 159 articoli (validi per 27 Paesi diversi), noi italiani dobbiamo confrontarci con un corpo normativo di 489 articoli e 58 allegati tra codice e regolamento degli appalti, cui si aggiungono un numero imprecisato di leggi regionali e di altre normative che regolano le procedure della Protezione civile e dei grandi eventi. Questo mare di regole, vincoli, interpretazioni e distinzioni deve essere letto, conosciuto, capito e applicato da più di 8000 soggetti che lavorano in regioni, Asl, comuni e da oltre 34.000 imprese. Secondo Marco Feroci, avvocato, uno dei maggiori esperti del settore, «molte storture del sistema dei lavori nascono dalla progettazione. Le amministrazioni sono lente a progettare, quando i progetti vanno in esecuzione spesso sono già superati (...). Il clima imperante del «tanto tutti quelli che governano rubano» è in fondo l'humus in cui le ruberie si possono tranquillamente perpetuare. In un clima del genere ogni atto amministrativo perde valore, ogni scelta pubblica perde il diritto di essere giudicata, dal momento che viene considerata illecita per definizione.