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Benvenuti al sud con Bisio e Siani tra gag e risate

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Quelloinfatti era una commedia per metà farsa sui tanti pregiudizi dei parigini nei confronti dei francesi del nord, questo dà ampi spazi ai pregiudizi dei milanesi nei confronti degli italiani del sud, seguendo più o meno le stesse linee. Il protagonista, così, Alberto, volendo farsi trasferire a Milano dalla Brianza come dirigente postale, si finge invalido e, smascherato, è spedito per punizione in un paesino del Cilento dove la moglie si rifiuta di seguirlo e dove arriva con un giubbotto antiproiettile, certo che avrà presto a che fare con vari banditi, una trappola per topi, dato che al sud pullulano, e pronto a nascondere il portafoglio in una conduttura che però si rivelerà... la cappa del camino. A poco a poco, tuttavia, quell'atteggiamento di nordista sospettoso cambia: i "terroni" non sono poi così brutti come pensano a Milano e anzi sono così accoglienti, aperti, generosi che Alberto non tarderà a ricredersi sul loro conto. Convincendo anche la moglie recalcitrante. Miniero ci aveva già divertito con questi temi in "Incantesimo napoletano" che aveva comicamente al centro una bambina di Napoli dedita all'improvviso a parlare milanese e a prediligere tutto quello ch'era milanese, dal risotto alla cotoletta. Qui lo schema è rovesciato, sulle orme del film francese, ma il risultato è ugualmente piacevole e pronto, ad ogni svolta, a suscitare franche risate. Senza mai volgarità né, nei paragoni, note troppo alte, con eleganza, invece, e qua e là persino con finezza, come nelle prime commedie all'italiana quando ancora non cedevano alle scurrilità. Gli interpreti fanno il resto. Claudio Bisio, ligure di nascita, compone con furbizia il ritratto colorato del milanese spaurito d'esser finito fuori casa. Di fronte ha il napoletano Alessandro Siani che riesce a caratterizzare i modi del sud senza un eccesso. Un'accoppiata felice.

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