Quell'arte offesa, in vacanza nel degrado
Chi non si è mai imbattuto in un monumento sfregiato da vandalici graffiti, in una chiesa espropriata delle sue opere d'arte, in un edificio storico che cade a pezzi, in una villa rinascimentale trasformata in discarica. Soffitti che crollano, mura scrostate, abusivismo selvaggio, sono incontri di ordinaria quotidianità in quello che ancora viene definito il Bel Paese. Eppure l'Italia che ha ricchezze storiche, artistiche e paesaggistiche infinite continua a distruggere sistematicamente questo patrimonio: un danno non solo all'immagine nel mondo ma soprattutto al bilancio pubblico giacchè il turismo da anni ormai si sta dirigendo verso altre mete. Roberto Ippolito, giornalista e già autore di altri saggi di economia, riunisce nel volume «Il Bel Paese maltrattato. Viaggio tra le offese ai tesori d'Italia» (Bompiani) una serie di storie di degrado, negligenza, trascuratezza del patrimonio artistico e paesaggistico. E in queste storie il Nord si comporta come il Mezzogiorno. Le forme di vandalismo e di abusivismo sono perpetrate con la stessa determinazione e nell'assoluta indifferenza delle autorità istituzionali e politiche. Il risultato è che l'Italia prima al mondo per turisti accolti nel 1970, ora è scesa al quinto posto e il trend è in calo. Davanti ci sono Francia e Spagna, il che vuol dire che la globalizzazione non pesa allo stesso modo per tutti. Il libro è fitto di dati: gli occupati nel turismo e nella cultura in Italia sono 3 milioni contro i 4,5 milioni della Spagna. L'intero sistema italiano dei musei fattura 104 milioni di euro l'anno mentre solo il Louvre ne fa 800 milioni. Con gli ultimi tagli alla cultura ogni cento euro di spesa pubblica, solo 21 centesimi vanno alla cultura. E non si dica che questo rientra nel piano di ridimensionamento della spesa pubblica, sottolinea l'autore giacchè l'anno scorso questa è aumentata del 3%. Ma veniamo a qualche esempio tratto dai numerosi riportati nel libro. A Giugliano, vicino Napoli, un tratto dell'Appia Antica con il selciato romano è circondato da una schiera di villette nuove. Ma è nel cuore di Roma che l'Appia Antica registra il top dell'abusivismo con ben 2.500 irregolarità edilizie; eppure il parco dovrebbe essere superprotetto. Lo sfregio al patrimonio è così sfacciato che può capitare che accanto all'Acquedotto dei Quintili sorga un supermercato o che in prossimità della Tomba di Cecilia Metella venga costruito un immobile di 660 mq. All'abusivismo si affianca l'incuria. La Chiesa di San Gregorio al Celio nella Capitale, è massacrata dalle infiltrazioni d'acqua e l'umidità sta sgretolando soffitto e pareti. Ci sono poi quei casi, che non sono affatto eccezioni, di rimpallo della responsabilità tra istituzioni sulla manutenzione. Sempre a Roma, in piazza Monte Grappa, la scultura della Dea Roma piange lacrime di sporcizia mentre municipio e comune si passano la mano su chi dovrebbe assumersi l'onere di una ripulitura. Si arriva poi al paradosso che sulla stessa via agiscano due diverse istituzioni. Ecco il caso di via dei Fori Imperiali, gioiello della Capitale, il cui lato destro venendo da piazza Venezia è di competenza dello Stato mentre il lato sinistro è del Comune. Poi ci sono le Mura Aureliane sgretolate dall'aggressività delle piante di capperi mentre dentro le mura di Paestum è sorto un caseificio. Per compensare la negligenza delle autorità può capitare anche che intervengano i privati cittadini. A Palermo un pool di 35 albergatori si sono tassati per comprare il motorino che serviva a rimettere in moto la cinquecentesca Fontana Pretoria.