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I messaggeri tra Dio e gli uomini

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Papa Benedetto XVI

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Creature spirituali, eppure personali, poste tra Dio e gli uomini. Messaggeri, secondo l'etimologia greca, del volere divino. E quindi dolci difensori e consolatori dell'umanità disperata, alla quale permettono di percepire la dimensione trascendente dell'esistenza terrena. Gli angeli sono lì, da secoli, da millenni. Figure forse evanescenti, ma intense e affascinanti, che non hanno mai cessato di volare sopra le teste e dentro le anime dei mortali. Persino il pensiero laico rende loro omaggio: Massimo Cacciari, in un suo celebre saggio, sulla scia di Wallace Stevens definì l'angelo come «necessario», in quanto unica entità capace di condurre a una conoscenza differente da quella suscitata dal mero rapporto col visibile. Ma chi è, l'angelo? Che cosa fa? Nella narrazione della saggezza popolare, in quel buon senso comune occidentale che il cristianesimo ha acquisito e tramandato lungo i secoli, l'angelo protegge. Egli vigila sulla vita, specialmente sulla più fragile, e perciò appare - a volte nella forma del sogno - come tutore dei deboli, degli innocenti, dei bambini. Ecco perché lo si invoca nelle preghiere e nelle celebrazioni: l'angelo avvolge con le sue ali il corpo del fedele e, attraverso una soave intercessione, lo conduce a sporgersi oltre quel suo stesso corpo, fino a misurarsi col senso della Salvezza. Vana superstizione? Fanatismo plebeo? Non proprio, se si guarda con attenzione alle grandi religioni. La Chiesa cattolica da ben ottocento anni, a partire dal IV Concilio Lateranense del 1215, ha sancito che l'esistenza degli spiriti angelici, creati assieme al mondo, deve essere ritenuta dottrina di fede vincolante. Il pensiero islamico li tiene in altissima considerazione: è addirittura un angelo, l'arcangelo Gabriele, a trasmettere la rivelazione a Maometto, sollecitandolo a divenire Messaggero di Allah. I filosofi musulmani, in una sapiente sintesi con le tradizioni antiche, identificheranno poi gli angeli con l'Intelligenza Operante, reputandoli enti spirituali capaci di suggerire ai viventi pensieri ispirati al buono; forze celesti che fronteggiano strenuamente, per l'uomo e con l'uomo, lo shaytan, il diavolo. E quanto all'ebraismo, non si può dimenticare che gli angeli (Serafim o Ofanim) si fanno in cerchio attorno al «Signore delle schiere» e cantano le sue lodi. Nessuna delle religioni monoteiste, però, attribuisce agli angeli una funzione autonoma. Esattamente come avviene nel giudizio popolare, essi sono degli intercessori, dei guardiani benigni, la cui missione è per intero determinata da Dio. La cristologia, in merito, è chiarissima: l'angelo è subordinato a Gesù ed è incaricato di trasmettere la sua rivelazione. Ecco allora che il cerchio si chiude: la potenza rassicurante e mite dell'angelo, il vigore della sua celeste protezione, derivano direttamente dalla benevolenza di Dio, ne sono la tranquillizzante proposizione all'uomo. Il volto dell'angelo, sia per la fede sia per il mito popolare, è l'unico volto di Dio la cui sublime visione sia concessa all'uomo sulla terra. Egli è custode, sì: ma su mandato di Dio. È in questa prospettiva che, col rigore della sua straordinaria competenza teologica, Benedetto XVI si è rivolto ieri in udienza ai giovani affermando: «Sentite accanto a voi la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinchè tutta la vostra vita sia illuminata dalla Parola di Dio». E parlando ai preti, lo scorso aprile, ha voluto onorare insieme gli spiriti celesti e il sacerdozio, associandoli nella medesima missione. «Proprio come gli angeli - ha ammonito Benedetto - siate sempre messaggeri di Cristo e portatori del suo amore divino».

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