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O' Vesuvio

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Una foto storica raffigura l'eruzione del Vesuvio nel 1872

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Quando un vulcano erutta la prima domanda che ci fa è: ma non si poteva prevedere? Un quesito rimasto con l'asta lunga del punto interrogativo conficcata nel magma dell'ineluttabile. Ora, proprio all'interno dell'area vulcanica ritenuta la più pericolosa del mondo per la densità abitativa circostante - quella del Vesuvio, i Campi Flegrei - qualcosa bolle in pentola. Ma, nessuno spavento: questa volta la similitutine è propedeutica di un progetto di perforazioni scientifiche. L'annuncio è dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia (Ingv) fa capire come il «Campi Flegrei Deep Drilling Project» sia il più importante esperimento scientifico internazionale nel settore. Elaborato nel corso degli ultimi cinque anni, il progetto mira a studiare in maniera diretta, anche attraverso perforazioni crostali, l'area vulcanica dei Campi Flegrei, localizzati a ovest del centro urbano di Napoli, che includono buona parte della città stessa con i quartieri di Fuorigrotta, Agnano e Bagnoli. Ambizioso il target dell'operazione: diminuire drasticamente il rischio vulcanico nell'area, attraverso la conoscenza dettagliata della struttura profonda e lo studio diretto dei meccanismi che generano sia le eruzioni sia i fenomeni di bradisisma. Gli stessi che hanno interessato l'area in maniera evidente anche recentemente quando, tra il 1969 e il 1985, il livello del suolo nel porto di Pozzuoli salì di 3,5 metri, con punte nel tasso di sollevamento, raggiunte nel 1984, di alcune decine di centimetri al mese. Inoltre, l'esperimento costituirà un'incredibile opportunità per studiare le potenzialità e le migliori tecnologie di sfruttamento dell'energia del futuro: pulita, rinnovabile e capace di sostituire, anche in termini quantitativi, il nucleare e i combustibili fossili. Chiamate «caldere di collasso», le aree vulcaniche come i Campi Flegrei rappresentano la categoria di vulcani più esplosivi al mondo. E c'è da dire che sebbene la maggior parte delle eruzioni da tali aree sia di piccola o moderata entità, quelle più forti - dette «ignimbritice» e, fortunatamente, molto rare - sono le uniche capaci di generare catastrofi globali, e alcune di loro nel passato hanno probabilmente generato estinzioni di massa. Nel mondo aree simili sono Santorini (Grecia), Ywo Jima (Giappone), Yellowstone (Usa). Entro il 10 ottobre il progetto entrerà nel vivo con la perforazione del «pozzo pilota» che raggiungerà i 500 mt di profondità: si tratterà di una calibrazione per la successiva perforazione di un pozzo profondo 4 km che studierà da vicino l'apparato vulcanico nella sua porzione più importante. Infine, la parte cruciale dell'esperimento: si arriverà a perforare rocce con temperature fino e oltre 500 gradi centigradi; inoltre, dall'andamento delle temperature misurate in profondità, si potrà determinare la profondità del magma, localizzato a una distanza molto superiore.

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