kasia Smutniak: "Pietro è morto col sorriso sulla boca"
«In questi otto anni abbiamo fatto di tutto, ci siamo detti tutto. Avevamo litigato, ci eravamo lasciati, poi siamo tornati insieme. È stato proprio il paracadutismo a farci ritrovare. Noi ci siamo ritrovati, eravamo felici. Non potevamo darci più di così. Non lo so come vivrò, ma almeno non ho rimpianti. Io so che in quel momento lui era felice... Prima di saltare mi ha madato un bacio, facendo la faccia buffa, hanno riso tutti. Poi si è lanciato. Non si è reso conto di niente, è morto col sorriso in faccia. Io ero accanto a lui. Se potessi scegliere un modo di morire, vorrei anch'io morire così: nel momento più felice della vita». Tre mesi fa, un incidente con il paracadute strappava Pietro Taricone alle tante «persone semplici che gli hanno voluto bene», alla figlia Sophie di 6 anni, alla compagna, Kasia Smutniak. Che a Daria Bignardi – in un'intervista su Vanity Fair in edicola dal 29 settembre, con la copertina a lei dedicata - «per la prima e l’ultima volta» prova a spiegare che cosa significa abituarsi a vivere senza l’uomo che aveva cambiato il suo mondo. Sui «finti amici» di Pietro: «Oltre alla violenza delle foto rubate, c'è stata quella di molti, che non ho visto una sola volta in otto anni insieme a Pietro, di cui non mi ha mai parlato, e che si sono precipitati in Tv a raccontare com'era. Ma che ne sanno loro? Dei tempi del Grande Fratello era rimasto amico con Marina, e qualche volta avevamo visto Sergio. Loro sì che potevano parlare di Pietro. Ma gli altri?». Su come ha raccontato la verità a Sophie: «Ho chiesto aiuto a uno psicologo infantile, mi ha spiegato che non bisogna nascondere niente. Le ho detto: “Papà è morto”... Lei, anche se soffre, capisce tutto e sa quanto è amata. E sa che il papà ha lasciato tutto questo amore intorno a lei». Sul paracadutismo: «L'adrenalina non c'entra. È la sensazione di libertà e di contatto con la natura a renderti felice, e noi facevamo quel che ci rendeva felici: era un altro modo per stare insieme. Il volo all'inizio era una cosa mia, gliel'ho attaccata io, ma non mi sento in colpa. Perché era bello. Invece di passare il tempo seduti al ristorante, o a comprare vestiti, noi saltavamo. Insieme... Il cielo per me è quello che per Pietro erano i cavalli. Oggi non posso tornare, per Sophie. Adesso devo pensare solo a lei. Tanto, prima o poi, su ci ritorno. Il cielo fa parte di me».