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di LORENZO TOZZI La rassegna Tersicore divide con il RomaEuropa Festival il merito di portare a Roma la grande danza.

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Ainaugurare sarà stasera il Nederlands Dans Theater dei giovani, seguito il 7 ottobre dalla compagnia di Preljocaj in Empty Moves su musiche di Cage per chiudere il 13 novembre con Winter Variations dell'israeliano Emanuel Gat. Ma uno dei momenti più attesi sarà il 22 e 23 ottobre il gala concepito intorno a Eleonora Abbagnato, la prima ballerina palermitana da tempo di casa all'Opéra di Parigi, e dedicato a maestri della danza del secolo scorso. La Abbagnato, fisico da top model con due grandi occhi verdi, sarà di nuovo a Roma in dicembre al Teatro dell'Opera in una monografia coreografica a firma di Roland Petit che comprenderà Carmen e Arlesienne. Quanto conta l'amore nella danza? Conta sempre molto l'amore per quello che si fa. Arte e vita sono due mondi diversi, ma il teatro aiuta a mostrare i sentimenti anche quando non li provi. Se li provi poi c'è un quid in più, uno stato di grazia. Devi conoscere per mostrarli. Quanto conta la bellezza? Oggi conta molto, ma non solo nella danza. A me perlomeno ha aiutato molto anche per farmi conoscere. Ma c'è anche il rovescio della medaglia, come quando finisci oggetto di qualche gossip che ti lega ad attori o calciatori. Sono cose che succedono, ma spesso sono solo invenzioni giornalistiche. Non aiutano certo nella carriera che ho scelto. Ti senti diversa da una ragazza d'oggi? Conosco poco i giovani di oggi, perché non posso frequentarli molto. Vorrei solo trasmettere loro la passione per quello che faccio. Quello che conta nella vita è avere una passione vera, profonda, che ti guidi ogni giorno. Vorrei convincerli che esiste la grande danza anche in Italia, non solo all'estero. Abbiamo i più bei teatri del mondo. Hai posato anche nuda, come mai? È successo anche ad altri grandi ballerini prima di me come Manuel Legris o Alessandra Ferri. Era una fotografia d'autore e molti anni fa, molto discreta e poetica. C'è per te un'emozione più grande della danza? No. Ma anche la vita e l'amore sono emozioni non meno profonde ed esclusive. Ne hai fatta di strada dai primi esordi televisivi... Avevo dodici anni e ballai chiamata da Pippo Baudo. Ero emozionatissima. Poi approdai a Parigi dove ho fatto esperienze diverse, ma sempre con grandi maestri da Nureyev in poi. Ti senti meglio come italiana a Parigi o «francese» in Italia? Decisamente come italiana a Parigi. Sono più considerata e coccolata. Ma torno spesso in Italia e non ho perso le abitudini italiane. Come ti aiuta la tua mediterraneità in un'arte così formale come il balletto classico? Viene fuori in certi balletti come Carmen, laddove si richiedono un forte temperamento e una spiccata personalità scenica. Quale è l'utilità della danza? Aiuta a instaurare un sano rapporto col proprio corpo. E questo è fondamentale anche per la vita dello spirito. Ma bisogna educare i giovani per avvicinarli alla danza, un'arte amatissima più di quanto ci si aspetti. Ma esiste un X factor per una danzatrice? Direi la tecnica, lo studio e lo stile, che vengono ancora prima dell'interpretazione.

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