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Atene riparte dal sogno di Aristotele

Grecia, il Partenone ad Atene

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Lo sciopero a oltranza dei camionisti, che hanno paralizzato il porto del Pireo, sta mettendo in ginocchio non solo la citta d'Atene ma l'intera Grecia, tagliata dai rifornimenti. Lo scenario è desolante: gli scaffali dei supermercati sempre più vuoti e le pompe di benzina quasi a secco. La crisi economica, come per incanto, non sembra, però, sfiorare l'unica vera risorsa del paese ellenico, il suo patrimonio artistico e culturale che attira, ogni anno, milioni di visitatori e di turisti. Insomma tutto arranca e indietreggia meno che il settore culturale dove, in barba alla recessione, si continua ad investire. E così ha il sapore della sfida la notizia che il Liceo di Aristotele, cioè la prima scuola di insegnamento superiore dell'umanità, fondata nel IV secolo a.C. e distrutta nell'86 a.C. dai Romani, risorgerà dalle ceneri dopo duemila anni proprio nel centro dell'antica Atene. La Sovrintendenza archeologica ha pure dato l'ok all'apertura ai turisti del sito. Il Ministero della Cultura ha dovuto solo «ridimensionare» il progetto originario del grande parco archeologico unito al Museo Bizantino che prevedeva l'installazione di un grande tetto protettivo dal costo stratosferico di 5 milioni di euro. In regime di austerity, nell'attesa del rientro economico che scaturirà dall'apertura del parco, si è pensato di sostituire il tetto con alcune sovrastrutture protettive. Con il beneplacito degli storici perché così l'area s'avvicina di più al modello originale. Secondo la tradizione, infatti, Aristotele era solito insegnare ai suoi discepoli passeggiando (in tondo) all'aperto. Insomma c'è un grande entusiasmo per l'avvio dei lavori, gli archeologici sperano a breve, di restauro dell'antica scuola (il sito è stato scoperto casualmente quattordici anni fa durante gli scavi per il museo di Modern Art). Il ritardo è dovuto, neanche a dirlo, alla mancanza di finanziamenti. Che ora si sono trovati. Si vuole riportare alla luce i resti dell'edificio che Aristotele fece costruire proprio lì dove sorgeva il santuario dedicato ad Apollo Lykeios (cioè «lupo», uno degli animali sacri al Dio) e che fu saccheggiato e raso al suolo dal generale romano Lucio Cornelio, e poi successivamente ricostruito. Il fermento ateniese, il progetto di ampliare l'offerta archeologica al turismo come anche la politica del governo ellenico che nonostante la crisi investe in cultura, chiamano in causa Roma e il Belpaese. In generale l'atteggiamento passivo e attendista dei nostri politici che tagliano fondi alla cultura e s'ostinano a trascurare l'immenso patrimonio artistico tramandatoci dal passato. La sfida della Caput mundi è ora il restauro del Colosseo, che è in assoluto il monumento storico più famoso al mondo. Una priorità che non si può più rimandare: l'Anfiteatro Flavio è pieno di acciacchi e ha già cominciato a perdere i pezzi. Per rimetterlo a nuovo e consegnarlo all'eternità servono ben 25 milioni di euro. A caccia di sponsor il Comune ha pubblicato un bando internazionale. Il restauro non potrà prescindere dalla riqualificazione dell'intera area archeologica e dalla creazione del «parco» dei Fori Imperiali e, naturalmente, dall'eliminazione della viabilità che ha ridotto l'Anfiteatro a uno spartitraffico. La strada è lunga e tortuosa ma non si tratta di una mission impossible. L'importante è crederci. L'esempio di Atene ci illumini.

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