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Ma quale novello Mozart Meglio Bollani

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Comese Chopin o Schubert fossero solo per brizzolati over Sixty. Che l'ambiente accademico guardi con sospetto e talora con fastidio al «fenomeno Allevi» è più che comprensibile. Il Conservatorio di S. Cecilia ad esempio non lo ha accettato per una masterclass. Non si tratta però di stupida invidia, molto più facile sarebbe essere «invidiosi» di Pollini o Askenazy. E nessuno nega neppure il talento innato dello scapigliato pianista, una forza della natura alla tastiera, ma se lo si considera il Mozart moderno o, peggio ancora, il prototipo della musica classica oggi, si commette uno sbaglio madornale. Molto clamore fece nel 2008 che fosse proprio Allevi a rappresentare la musica italiana al tradizionale concerto natalizio in Senato. Ma si sa che della cultura musicale dei nostri politici è evanescente. E non è neppure da pensare che il mondo della musica d'arte sia un mondo ripiegato in se stesso. Lo dimostra la ben diversa stima di cui gode un altro «mostro» della tastiera come Bollani, anche lui improvvisatore eccellente ma maggiore rigore formale o la crescente fortuna dei tanghi di Piazzolla. Certe barriere non sono più le stesse di cinquant'anni fa, ma la banalità inventiva a confronto invece con i proclami estetici stride non poco. Ogni pianista può darsi il target che vuole: si ricordi la «diversità» di Gould che suonava cantando, di Gulda che si divideva tra jazz e classico o del duttile i Keith Jarret. A chiare note lo ha anche giudicato Uto Ughi in una intervista. «Le composizioni sono musicalmente risibili – dichiara senza peli sulla lingua – È un nano in confronto di Horowitz o Rubinstein. Ma anche rispetto a Modugno e Mina. Lui si crede anche compositore, filosofo, poeta e scrittore. È un interprete mai originale e privo del tutto di umiltà. La sua non ha nessun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica». Insomma attenti a paragonare un tazebao alla Cappella Sistina.

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