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Le trasmissioni continuano lassù

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Mettiamola così: Raimondo le ha lasciato la ribalta per l'ultimo applauso. Quello che si deve alla primadonna. Quello che si deve alla donna della sua vita. Dev'essere per questo che se n'è andato cinque mesi fa, quando tutti si preoccupavano piuttosto per la salute di Sandra, costretta ad affrontare la terza età su una sedia a rotelle, il confine più malinconico e angusto per una soubrette abituata a ballare, saltare, cadere con comica efficacia, e agitare le gambe sotto le coperte in quella che era molto più di una gag. Il tormentone sul letto che chiudeva le puntate di "Casa Vianello" era semmai il manifesto del matrimonio all'italiana, lui presunto fedifrago, sempre in equilibrio sul filo che divide la pazienza del marito dal sogno dell'eterno seduttore, e lei femminilmente inquieta, in cerca di un'emozione che la consuetudine coniugale forse non offrirà più. E allora «che barba, che noia», «ma io son stufa», e c'è chi ha intravisto un baluginare post-femminista in quelle battute: ma ci trovi dentro anche la Lisistrata di Aristofane, o la consorte sopportata ma non desiderata dello Zeno sveviano. A guardar bene, però, Sandra e Raimondo sono riusciti, facendo ridere, in un'impresa letterariamente sovrumana. Hanno messo sotto scacco Tolstoj, che nell'incipit di "Anna Karenina" scriveva: "Tutti i matrimoni felici si assomigliano, ogni matrimonio infelice lo è a modo suo". Invece i Vianello erano uniti come nessuno, ma mettevano in scena per conto degli altri l'impasse di coppia, la routine grigia dei coniugi di lungo corso, la diversa interpretazione dello spazio domestico, che per l'uomo è la gabbia dalla quale fuggire - almeno con la mente - e per la donna è il territorio condiviso, a patto che le venga riconosciuto un potere assoluto e a tratti vessatorio. Il marito fondatamente sospettato di slealtà erotica, la moglie che non tradisce il patto sancito. Ma è proprio questa sottile tensione a far funzionare l'alchimia familiare, evidentemente. E loro incarnavano a meraviglia i "tipi" che non scendono mai dal palco nuziale, dopo esserne saliti pieni di speranze, l'uno accanto all'altra e sottobraccio come i due pupazzetti al colmo della torta, e che pian piano si scoprono concentrati a prendere le distanze, a inviduare una zona di tregua, ad allontanarsi un po' dentro il lettone, dove lei immancabilmente invoca, prima di spegnere la luce, un qualche avvenimento che la sottragga a quel tedio, all'insoddisfazione di starsene lì, accanto a un uomo che preferisce leggere le pagine sportive piuttosto che abbracciarla. E quanto era deliziosamente italiano, questo affresco che avevano pennellato nelle tinte fredde dello humour britannico. Lui che si mostra cinico, ma non lo è mai del tutto, perché in fondo è soggiogato dal potere della sua signora, lui che vorrebbe ma non può, lui che vuole bene alla moglie ma si accende per ogni vamp che incrocia sul cammino, perché si sa, le mogli del Novecento dovevano essere graziose, ma nulla più, il merlo maschio deve sentirsi libero di volare su altri rami, senza temere che nessuno gli occupi il posto nel suo nido. E invece lui è un patetico aspirante playboy, e lei ne controlla le smanie, e sa che lo terrà in pugno finchè morte non li separerà. Quando quel momento è arrivato, cinque mesi fa, Sandra ha buttato giù la maschera che aveva indossato per mezzo secolo, l'attrice accanto all'attore Raimondo, due mattatori impegnati a farci ridere, e farci credere che fossero nella vita come tutti gli altri, i matrimoni infelici eccetera, i Vianello come messa a terra dell'impianto elettrico di ogni storia coniugale. Sandra che è morta d'amore e di dolore, e in fondo quello d'aprile era già un funerale condiviso, tutti piangevano per questo scricciolo di moglie, più che per l'ineffabile marito chiuso nella bara. In queste ore ci si è ricordati di altre unioni indissolubili, quelle che non permettono altro che scampoli di sopravvivenza. Giorgio e Germaine Amendola, Fellini e la Masina. Sandra che diceva: «Mi consola pensare che io non sia l'unica vedova», ma la battuta stavolta era recitata male, capivi che mentiva. Lei che vaneggiava di telefonare al suo uomo in Paradiso, e ora l'ha raggiunto. Le trasmissioni continuano lassù.

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