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Elton John, l'istrione al pianoforte

Elton John

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Si fa presto a parlare di miti. Ma chi può dimenticarla quella «Candle in the wind» cantata al pianoforte durante i funerali di Lady D? Era il 1997 e nell'ultimo canto per un'amica soffiava la voce della sua anima. Arrivando dritto al cuore. I capelli da paggetto e un paio di occhiali stranamente sobri stridevano un po' col personaggio ma erano più espliciti di mille parole. Nei suoi trasformismi infiniti Elton John è stato capace anche di questo. Stasera «Rocket Man» sbarcherà a Roma. Da più di quattro decenni sotto i riflettori, sarà un po' come tornare sul luogo del delitto. E lo farà con un vecchio amico: il percussionista Ray Cooper con cui dividerà il palcoscenico della sala Santa Cecilia dell'Auditorium oggi e domani alle 20,30. Elton John ha sdoganato diversi cliché ancor prima che potessero radicarsi nelle briglie del politically correct. Sempre a cavallo tra provocazione e ispirazione pura, ha saputo reinventare stili e tendenze. Nascosto dietro le migliaia di occhiali multicolore, l'istrione eclettico e dinamico non ha mai avuto paura di andare controcorrente. Tra le rockstar andavano di moda i chitarristi. E lui suonava il pianoforte. La sei corde era la regina dei palcoscenici e Elton John cominciava la sua avventura con «Empty Sky». Era il '69. Glam come pochi, strizzava l'occhio alla melodia. Poi un successo dietro l'altro. Senza soluzione di continuità. Fino a oggi. All'Auditorium proporrà brani sempreverdi che riescono a mantenere la fragranza della novità. «Goodbye Yellow Brick Road», «Your Song», «Don't Let The Sun Go Down On Me», «Nikita», «Tiny Dancer», fino alla più recente ballata politica «Ballad of the Boy in the Red Shoes», solo per citarne alcuni. L'antologia di successi ripercorrerà le vicende di ogni spettatore: storie di innamoramento, oppressione, solitudine e gioventù. La voce è ancora sicura e calda. Una voce che passa con disinvoltura da un brano rock a un'improvvisazione jazz e una scala blues. Il percussionista Ray Cooper è una vecchia conoscenza. Musicista che ha collaborato con Beatles, Rolling Stones, Who, Pink Floyd, Bryan Ferry, Art Garfunkel, Eric Clapton e Mark Knopfler. È un percussionista scenografico che ha già partecipato a tanti album di Elton. Alla fine degli anni '70 risalgono i tour in duetto. Memorabili i concerti in Russia del 1979 e a seguire in tutta Europa e in America del Sud. Poi in ogni parte del mondo. Quando Ray Cooper comparirà sul palco dell'Auditorium il ritmo si farà più serrato, le canzoni misceleranno durezze rock e improvvisazioni jazz. Le percussioni di Cooper si amalgamano perfettamente con il suono del pianoforte. L'atmosfera è teatrale. Un crescendo che lancerà il guanto di sfida al tempo che passa.

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