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Quei neri che snobbano la cultura

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(...)uscii nel 1965 da un partito che giudicavo immobilista, sterilmente nostalgico e capace solo di straparlare di socialità alla sua base e di vivacchiar facendo piccolo cabotaggio in parlamento. Di chiacchiere sulla cultura di Destra e della cultura a Destra ne ho fin sopra i capelli da mezzo secolo. Di solito, quando si dice che la Destra non ha e non produce cultura, si chiama in causa l'antintellettualismo fascista. Un accidente. Il fascismo, di cultura ne faceva eccome, e anche bene; e aveva, soprattutto, un'ottima politica culturale. Ma cultura non è né educazione, né informazione, né erudizione: cultura è qualcosa di più e di diverso, significa avere una "visione del mondo", significa avere il coraggio e la lucidità di rimettersi in discussione. Le Destre - usiamo tale termine, più correttamente, al plurale - di cultura ne hanno sempre avuto poco bisogno; e per essa non hanno quasi mai avuto sensibilità. A quelle conservatrici e liberali sono sempre bastate le turres eburneae della loro élites e la cura dei loro interessi; a qulle cattoliche la disciplina e/o il conformismo, a quelle neofasciste - da cui sono peraltro usciti i pochi veri e propri intellettuali "di Destra" degli ultimi decenni - le boutades alla Longanesi o alla Flaiano o la polemica contro il "culturame" della Sinistra. Quanto al rapporto con gli intellettuali (io mi vanto di non esser tale: io faccio l'insegnante) e con gli uomini di cultura in quanto tali, le Destre hanno sempre oscillato - con qualche rara eccezione, beninteso - tra una considerazione distratta e strumentale e una malcelata noncuranza. Siccome non è questo il luogo per un'accurata casistica, esporrò al riguardo solo un caso minore, che conosco bene. Il mio. Non mi definisco di destra: ho cessato di farlo da anni, anche se non mi offende che altri così mi definisca. Io sono cattolico, socialista ed europeista. Ma, considerato a torto o a ragione "intellettuale di area", assursi a breve e limitata fama nel '94 allorchè un motu proprio dell'allora presidente della Camera dei Deputati Irene Pivetti mi nominò componente del Consiglio d'Amministrazione della RAI. La Destra - allora inquadrata sostanzialmente in Alleanza Nazionale - oppose sulle prime una resistenza accanita a tale nomina: non perché non mi ritenesse abbastanza "di destra", e forse nemmeno perché mi stimasse indegno di quel posto, ma semplicemente (a detta di alcuni suoi esponenti) perché, in quanto "cane sciolto", sarei stato ascritto d'ufficio al pacchetto dei lottizzati di destra ma poi sarei stato incontrollabile. Da allora, ho collezionato una bella serie di esperienze. Le sinistre, che pur mi hanno considerato sempre un "reazionario" uno "dell'altra sponda" e magari addirittura "un fascista", non mi hanno mai - nemmeno in tempi insospettabili, quando erano maggioritarie e non avevano certo bisogno di me - fatto mancare segni di considerazione, e tanto meno si sono dimenticate di me in occasioni nelle quali stimavano che le mie competenze fossero utili. Dalla Melandri a Veltroni, ho ricevuto gratuiti, concreti e mai sollecitati segnali di fiducia e di stima. A Destra, credo di dare del tu a parecchi tra ministri, sottosegretari, senatori e deputati di cui sono amico personale. Nonostante ciò, nessuno ha mai pensato da otto anni a questa parte - da quando la destra è al governo - a utilizzarmi nemmeno per quelle incombenze di carattere universitario che pur fanno parte del mio mestiere (e sì che, nell'Università, non è che la destra goda granché di amici e di estimatori). Vengo talora invitato a scrivere su organi di stampa di Destra, ma solo nei casi in cui ci collaboravo già ormai da tempo o in cui si può pensare che il mio parere "controcorrente" possa dar fastidio a questo o a quell'avversario interno, in quanto di lotte interne la Destra vive. Un funzionario del Consiglio nazionale delle Ricerche, messo al suo posto in quanto esponente della Destra cattolica, mi ha perfino escluso da un colloquio scientifico che aveva per tema... le crociate. Il fatto è che io sono un po' fuorischemi, che penso con la mia testa e spesso - specie sulle questioni di politica sociale e di politica estera - in controtendenza rispetto alla Destra. Solo una volta ho ricevuto l'incarico di entrare in un team per la valorizzazione di un monastero medievale, e la nomina era firmata dal ministro Bondi (il quale mi definisce finemente "filomusulmano e criptocomunista"). Ma tale nomina era stata sollecitata dal mio vecchio amico Gennaro Malgieri. Ora, siccome a destra c'è poca sensibilità culturale, si potrebbe pensare che almeno da quelle parti sono aperti e tolleranti. Invece no. Riescono a essere insensibili ai temi culturali, ignoranti ma anche faziosi. Un bel record. Questo non è uno sfogo. Nulla di rivendicatorio né di recriminatorio. Io non ho mai chiesto riconoscimento alcuno. Credo di sapere soltanto, con molta umiltà, di valere qualcosa. Per il resto cariche, emolumenti e onori non m'interessano. Come amano dire i carabinieri, mi basta il mio stipendio. Ma per piacere non parlatemi di destra e di cultura.

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