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Gino Agnese: «Ma la Destra è davvero di destra?»

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Categoriedai colori ormai sbiaditi. A causa dei tentacoli della comunicazione. Che mischia ideologie». Gino Agnese, presidente della Quadriennale, dalla svolta di Fiuggi è stato il responsabile culturale di An. Un intellettuale studioso delle Avanguardie, biografo di Marinetti e di Boccioni. Ma è pragmatico, Agnese. «La nostra è una società connettiva, con scambi inevitabili nelle categorie politiche. E infatti, il più grave handicap dell'attuale sinistra italiana è l'incapacità di definirsi». Insomma, Agnese, facce e uomini finiti nel frullatore? La comunicazione, nell'era di internet, tutto confonde. Paradossalmente, complica la comprensione. Si smussa il profilo delle opzioni. Così, accade che la sinistra si appropri di Marinetti, Céline e Schmitt, che fino a qualche anno fa non appartenevano al suo Pantheon». E la destra? Fa altrettanto, anche se più goffamente. Si è inerpicata sulla strada del recupero di Gramsci. Un ingaggio strano. La teoria della conquista delle élites intellettuali appartiene al Novecento, ovvero all'altro secolo. E Gramsci chi lo studia ormai più nel mondo?. Quando è cominciato questo melting pot ideologico? È molto più lontano nel tempo di quanto non si pensi. An - che trasmigrò nel Pdl e in parte sta con Fini - venne da una storia singolare che non fu di destra. L'Msi era, appunto, Movimento sociale italiano. Almirante, che ne era il capo, appartenne alla corrente di sinistra del partito. Nelle sezioni campeggiavano tre "comandamenti": Italia, Repubblica, Socializzazione. Solo dopo la morte di Michelini, nei primi anni '70, Almirante aggiunse al simbolo della Fiamma la dizione Destra Nazionale. E un male l'impossibilità di distinguere? È un dato di fatto. Siamo vicini a quanti sono diversi da noi. Mangiamo lo stesso pane, vediamo gli stessi tiggì, tutti alla stessa ora. Non conosciamo gli intellettuali puri, quelli che lavorano nelle università e magari sono in odore di Nobel. Conosciamo troppo quelli che animano i talk show.

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