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L'Africa crudele e senza retorica

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Nonsolo, il nigeriano Chris Abani è una forza con la quale occorre fare i conti. Secondo il romanziere Dave Eggers, «non c'è soggetto o fatto che lo intimidisca e nessuna sfida che lo spaventi. È sbalorditivamente prolifico e scrive come un angelo». È l'autore da cui partire se siete invasi dalla voglia di conoscere il cuore della fiction contemporanea. Il suo ultimo romanzo, «Canzone per la notte» (Fanucci), sta arrivando in libreria: racconta la guerra senza retorica o sentimentalismi. Con una scrittura all'insegna del meticciato e della contaminazione. È un dato di fatto: lui, che da bimbo sognava d'essere più bello e più interessante, ha imparato a sedurci scrivendo libri. Accade anche in questo suo ultimo. Abani lo presenterà alla prossima edizione del Festivaletteratura di Mantova, il 12 settembre, presso il Conservatorio di Musica Campiani (ore 14,15). Sarà Itala Vivian a entrare nel bianco e nero della storia di My Luck, soldato Igbo di soli quindici anni, cresciuto a pane e mine nell'Africa orientale. L'addestramento lo ha reso capace di individuare una mina a piedi nudi e disinnescarla con un coltello, ma per questo gli sono state recise le corde vocali: urlare in guerra rappresenta un rischio per i compagni. Eppure nella sua testa di sopravvissuto, le grida di chi è morto lo stanno lacerando giorno dopo giorno. Non emettono alcun suono ma è proprio quel silenzio sconcertante della solitudine che si fa strada in My Luck, insegnandogli a risalire l'oscuro precipizio della follia della guerra.

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