Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il film più triste del romanzo

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Dopol'indagine psicologica, ma anche spirituale, di "In memoria di me" in cui, sulle orme di "Lacrime impure" di Furio Monicelli affrontava il tema arduo di una crisi religiosa cui soggiaceva un novizio della Compagnia di Gesù, eccolo adesso dar vita cinematografica a quel romanzo complesso di Paolo Giordano che era "La solitudine dei numeri primi". Due personaggi, Alice e Mattia, seguiti dall'infanzia all'età adulta, la scuola, le famiglie, i primi incontri con i sentimenti amorosi, anche se, fra lui e lei, due caratteri chiusi, quasi incapaci di comunicare e assetati di solitudine, la parola amore neanche alla fine verrà apertamente pronunciata. Nonostante quell'amore, attraverso gli anni, sia venuto via via assumendo sempre più peso. La trovata narrativa di Costanzo, andando anche oltre lo schema del romanzo pur riscritto con lo stesso autore, è stata quella di alternare le varie età dei protagonisti solo in apparenza in ordine cronologico, in realtà trascorrendo da un passato lontano ad un presente non sempre vicino e inserendovi in mezzo situazioni in tempi diversi, riprendendo momenti qui appena accennati, là tenuti in sospeso per chiarirli poi in altre svolte del racconto. E questo senza che il linguaggio risenta di scompensi o peggio di fratture, nonostante la varietà di climi evocati anche cromaticamente dalla fotografia di Fabio Cianchetti e un commento musicale di Mike Patton piegato a far intuire, dietro a drammi rappresentati sempre in modo oggettivo, dei significati soggettivi quasi a svelare pensieri e stati d'animo. I protagonisti adulti sono Alba Rohwacher e Luca Marinelli, la prima con lacerazioni cui abilmente si sovrappongono passaggi di depresso annientamento, il secondo all'insegna quasi costante del silenzio. Lo stesso cui, nelle varie età, si dedicano gli interpreti che ce li raccontano da giovani: Martina Albano, Arianna Mastro, Tommaso Neri, Vittorio Lomartire. In equilibrio con gli accenti sommessi dei bambini e dei ragazzi che, egualmente taciturni, tendevano ad anticiparci i protagonisti da adulti. Sempre però alternandosi con loro. La cifra del film.

Dai blog