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Ambra «nobile prostituta» per Emidio Greco

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Lui,detto ironicamente il Professore, si dedica ai compiti più umili in una casa di appuntamenti, pulisce, lava in terra, fa la spesa. Lei, detta la Marchesa per certi suoi modi, si prostituiva proprio in quella casa che aveva lasciato per una relazione con un'altra donna da cui però era stata abbandonata rasentando il suicidio. Il Professore, che la conosceva, comincia ad andarla a trovare in ospedale, sempre servizievole, ma anche impacciato, goffo, svagato, e continuando a frequentarla con una certa assiduità quando, guarita, tornerà in quella casa, non si accorge che lei è stata intimamente conquistata dalle sue premure. E' troppo opaco per rendersene conto, ma ecco che la sua opacità si dirada quando, per caso, viene a contatto con le rovine e gli scavi di Villa Adriana a Tivoli. Allora gli si rivela un mondo che, con quel suo passato arcano non tarda a illuminare e dare un senso anche al suo presente, inducendolo a capire i sentimenti dell'altra e forse a corrispondervi… Senza dirlo e quasi senza dircelo perché Emidio Greco, sempre prodigo in ogni suo film di occasioni felici ("L'invenzione di Morel", "Ehrengard", "Una storia semplice", "Il Consiglio d'Egitto"), questo confronto che sembra senza soluzioni l'ha risolto quasi di riflesso, in modo tacito, con situazioni che tendono a sembrare improvvisate, con dialoghi indiretti, lasciando che sia solo la bella musica di Luis Bacalov, filtrata attraverso Mozart, a chiarire tutto quello che le tante immagini mute di Villa Adriana suggeriscono al protagonista favorendone il profondo, definitivo mutamento interiore. Lo disegna con finezza meditata Giuseppe Battiston cui quel suo nuovo carattere permette di toccare tutte le corde dell'innocenza e del candore; all'insegna di una umanità sempre umile, quieta, dimessa. Come in tanti personaggi della grande letteratura. Al suo fianco, Ambra Angiolini, con i toni giusti. La tenutaria è Iaia Forte, fra realismo e simbolo. La cifra stessa del film.

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