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AndreaGagliarducci Studiare i primi undici capitoli della Genesi, e capire dal racconto biblico qualcosa di più dell'uomo e della sua relazione con Dio. È l'obiettivo dell'Associazione Biblica Italiana, che ieri ha cominciato la sua settimana teologica: cinque giorni di studi su Genesi 1-11, il racconto della creazione, passando per il rapporto con i movimenti New Age e con una critica nemmeno troppo velata all'angoscia da fine del mondo per l'anno 2012. Ma il racconto della creazione ha anche un legame con la stretta attualità. Perché si inserisce, con grande tempismo, nel dibattito aperto dall'astrofisico Stephen Hawking, che nel suo ultimo libro ha sostenuto che non c'è bisogno di Dio per spiegare la creazione dell'universo. E basta fare un giro sui blog per notare quanto il dibattito abbia fatto presa. Da una parte, scienziati non credenti, come Piergiorgio Odifreddi, che sostiene che «l'ipotesi di Dio non spiega un bel nulla, almeno per quanto riguarda la creazione» e chiede un dibattito che lasci stare «preistoriche mitologie bibliche, che non convincono nemmeno i bambini». Dall'altra, scienziati credenti, come Carlo Valerio Bellieni, il quale (sul Salvagente.it) ricorda come «la Bibbia dice che «in principio Dio creò la luce», cioè l'energia; non dice che «in principio Dio creò le cose, e nell'arretratezza dei tempi in cui fu scritta, era un'intuizione geniale. Ma l'energia e le forze, chi ce le ha messe?». Il dibattito promette di non avere mai fine. Ieri la settimana di studi è iniziata con una Tavola Rotonda tra Monsignor Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, e Ugo Amaldi, scienziato del Cern di Ginevra. Questi, da un punto di vista scientifico, ha ripercorso le tappe della creazione dell'universo, attaccando l'idea del naturalismo marginalista. Ovvero, di una nascita del mondo il cui uomo è messo al margine. Dal canto suo, Ravasi ha replicato che sia il teologo che lo storico sono uomini di frontiera. La differenza è nelle domande: il primo si chiede perché, il secondo come. «Se però fosse vero - dice Ermenegildo Manicardi, coordinatore della settimana - che la Bibbia insiste piuttosto sull'idea di un'azione ordinatrice divina, che trasforma il caos e lo destina in un cosmo vivibile per l'uomo, questo non aprirebbe forse strade nuove nella relazione tra un pensiero teologico autenticamente biblico e i diversi modelli dell'immagine attuale di un mondo in continua evoluzione?» Il punto di vista da cui partire è sempre, e comunque, lo studio della Bibbia. Un impegno ancora più importante oggi, in un momento in cui la teologia sembra vivere, a detta di molti studiosi, una fase di stallo. L'Abi - sostiene Manicardi - «ha stimolato in molti un aggiornamento reale, evitando comode posizioni di ripiegamento ecclesiastico e di ristagno scientifico, che non è sempre facile sfuggire». Si parlerà anche di sciamenismo e New Age. Tema quanto mai attuale anche questo, se si pensa allo straordinario diffondersi di sette e gruppi evangelicals, sempre più presenti anche in Europa. Manicardi spiega che «si studieranno fenomeni nelle culture coeve alla Bibbia», e dunque si toccherà poco il legame con l'attualità. Ma un messaggio c'è. «La Bibbia - dice Manicardi - presenta una teologia talmente ricca e variegata, che mette in crisi ogni dogmatismo preconcetto e invita ad avere il coraggio di andare verso un Dio sempre più grande. In questo senso la Bibbia può fare qualche passo con la New Age».

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