Nel «Gorbaciof» di Incerti gioco e amore per Servillo
Lopercorre fino in fondo, senza riuscire a opporvisi, un tale, detto Gorbaciov perché ha una voglia in fronte, che di professione fa il contabile in un carcere napoletano. E' duro, solitario, taciturno, con una passione sola, il gioco d'azzardo in cui vince grosse somme e altrettante ne perde. Il locale dove si riunisce con i suoi compari è gestito da un cinese, anche lui giocatore, con una figlia giovanissima e bella di cui Gorbaciov non tarda a innamorarsi a tal segno che quando vede il padre di lei crudelmente minacciato perché non può pagare un grosso debito contratto al gioco, ruba il denaro dalla cassaforte del carcere di cui ovviamente ha le chiavi e lo dà alla ragazza. Da qui un vortice in cui tra altri furti, rapine, aggressioni e ricatti Gorbaciov, sempre più innamorato e pronto a cambiar vita, è inghiottito senza rimedio. Si è scritta e poi rappresentata questa storia nera Stefano Incerti dopo i successi e i premi de " Il Verificatore", de " L'uomo di vetro" e , di recente, di " Complici del silenzio". Due linee precise. Da una parte la violenza, anche esasperata, con cui si seguono le imprese del protagonista nel carcere dove ruba e ai tavoli da gioco dove perde. Da un'altra quel suo innamoramento per la ragazza cinese con cui si esprime quasi solo a gesti perché non ne capisce la lingua. Un unico stile, il silenzio, non solo tra i due, a causa appunto della lingua, ma in tutti i movimenti e le azioni di Gorbaciov rappresentati quasi come in un film muto, lasciando spazi soltanto ai suoni. Con ritmi nervosi, martellanti, attraversati spesso dall'angoscia quando in primo piano ci sono solo il carcere, i furti, le rapine, con pause e accenti persino lirici quando tocca all'amore farsi strada. Senza mai fratture nel linguaggio, nella decisione aspra delle immagini, nell'alternarsi fra quel realistico sfacelo e il progredire attento di quel sentimento d'amore quasi sempre dimesso e perfino , a volte, solo alluso. Sostiene con vigore i due momenti Toni Servillo che, pur sotto un trucco così insistito da non essere riconoscibile, riesce ad imporsi con la forza vitale di cui ha sempre dato prova. Anche se forse, personalmente, io mi augurerei di vederlo tornare a recitare solo con la sua faccia. La sua dote più grande.