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Vibrazioni di Paradiso

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«Pernon esser gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro». Lo spleen di Baudelaire trova consolazione tra le dolci colline senesi, davanti ai campi coltivati a girasoli e grano, sulle cime dei cipressi di carducciana memoria, tra le rose, profumate sentinelle anti parassiti di ogni filare nel «Paradiso di Frassina». Ma la particolarità, per qualcuno la follia, di questo podere, risalente all'anno mille, è la musica: l'opera omnia di Mozart nella sua grandiosità, diffusa 24 ore al giorno (670 file che durano tre giorni) tra pampini e grappoli rosso-violacei. L'ideatore, per qualcuno il folle, è Carlo Cignozzi, ex avvocato meneghino innamorato di questa zona della Toscana, che nel 1999 iniziò la sua avventura di vigneron. Da allora lui è «L'uomo che sussurra alle vigne» (Rizzoli, pag. 180) come racconta nella sua biografia, in uscita il prossimo 8 settembre, perché dice «la viticoltura si può fare, pur seguendo la tradizione, con creatività e fantasia». Chiaro e romantico il messaggio rivolto ai giovani, a cominciare dall'adorata figlia Gea, nomen omen, nata nel giorno dell'eclissi solare, immortalata sulla copertina del libro: «Seguendo il cuore e le intuizioni si possono percorrere sentieri meravigliosi». La passione in terra e le vibrazioni del paradiso, in questa azienda ai piedi della collina di Montosoli, a cinque km. da Montalcino, patria del vino che ha reso celebre l'Italia in tutto il mondo. Per arrivare al suo «Paradiso di Frassina», Cignozzi è passato per una crisi esistenziale, l'avventura di un viaggio in Brasile e l'impatto con un rito sciamanico che gli preannunciò un destino fra vino e musica. È stata la molla per abbandonare l'attività forense a Milano, prima della soglia dei sessant'anni, trasferirsi nella Val d'Orcia, antico amore, e dedicarsi alla produzione del nobile doc non senza essere stato prima socio storico, sindaco e legale del Consorzio del Brunello negli anni d'oro della sua crescita contribuendo all'affermazione del prestigioso marchio nel mondo. Conquistato dagli studi sulla vita segreta delle piante e spinto dall'intuizione che la musica abbia influssi benefici sulla vegetazione, Cignozzi decise di coccolare le sue barbatelle con le armonie di Mozart le stesse che da sempre avevano allietato la sua vita. Incurante degli scettici e dei cinici, l'ex avvocato, caparbio come ogni figlio d'Abruzzo, dove è nato, tenace come ogni alpino, come è stato in gioventù, cominciò il suo esperimento suscitando l'interesse di alcuni ricercatori della Facoltà di Agraria dell'Università di Firenze prima, e di quelli di Pisa poi. Insieme studiarono in laboratorio gli effetti delle onde sonore sull'apparato radicale, fogliare e floreale delle viti, con particolare attenzione all'effetto repulsivo del suono su parassiti e predatori dell'uva. E «L'uomo che sussurra alle vigne», pagina dopo pagina racconta l'esperimento della musicoterapia, il suo sogno, la gioia di passeggiare tra i filari circondati dalla musica, la curiosità che ha attirato migliaia di appassionati da tutto il mondo, addetti ai lavori e non, e che tanto ha fatto parlare i media internazionali. Il clamore mediatico ha oltrepassato l'Oceano ed è arrivato fino in America alle orecchie «esperte» di Amar Bose, il guru indiano del suono, fondatore dell'omonima US Company. Racconta Cignozzi: «In una lettera appassionata Bose mi ha detto che lui, induista, crede fermamente che musica e armonia facciano parte della vibrazione universale e che abbiano una funzione che va oltre il piacere umano». Si spalancano le frontiere della biosonorità, avanguardia del biologico: da allora Bose diventa sponsor dell'idea di Cignozzi regalando i 60 diffusori di ultima generazione sparsi nel «vigneto di Mozart» che produce l'impareggiabile Brunello. Musica che, grazie all'andamento ad anfiteatro del podere, ben si diffonde nel «Paradiso di Frassina» fino alle cantine dove, prima nelle «tonneaux» e poi nelle bottiglie, il pregiato vino color rubino tendente al granato riposa i cinque anni previsti dal disciplinare. I «sussurri» sono le note del genio di Salisburgo perché dice Cignozzi, che per diletto suona pianoforte e fisarmonica, «la musica non ha alcun effetto negativo, allieta la vita e l'ambiente. È uno stupendo modo di coniugare l'arte e la poesia con la ricerca». Nei capitoli dell'opera prima di Carlo Cignozzi il taglio coraggioso con il passato, un sogno realizzato con caparbietà, la difesa dell'autenticità, una terra incantata come la Val d'Orcia, un vino raffinato come il Brunello e il fascino antico di Montalcino. Più che una favola metropolitana, una storia appassionante che tutti, segretamente, vorremmo vivere. Ma che pochi hanno il coraggio di intraprendere, perché non è facile essere «L'uomo che sussurra alle vigne».

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