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Metti che il pontino Pennacchi vince pure il Campiello

Antonio Pennacchi

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E se Antonio Pennacchi facesse il botto? Se vincesse, dopo lo Strega, anche il Campiello? Mica è poi tanto una smargiassata. In fondo, due settimane prima della molle serata romana, al Ninfeo di Villa Giulia, i più dubitavano che il verace autore pontino si scolasse nelle ex paludi la bottiglia gialla di Benevento, a suggellare con la sbornia l'alloro letterario più prestigioso. «Il gruppo Mondadori non può vincere per la quarta volta di seguito», il motivo del niet a «Canale Mussolini» di Pennacchi. Invece lui ha superato di quattro voti la lanciatissima rizzoliana Silvia Avallone (peraltro Premio Opera Prima proprio a Venezia), e tanti saluti al «mattarellum» editoriale. Questa sera il sornione con bastone e basco ci riprova in Laguna. Sarebbe una sciarada divertente se ce la facesse. Lui, che viene dalla «meridionale» Latina, sbanca il riconoscimento degli industriali veneti. Lui, terrone, si porta via la vera da pozzo «leghista», assegnata nel tempio dorato del Triveneto, il Teatro La Fenice. D'altro canto ha motivi per mietere fans padani.   «Canale Mussolini» racconta l'emigrazione dei contadini del Po, specie della sacca tra Rovigo e Ferrara, nell'agro risanato dal Duce. Un'epopea coraggiosa, vittoriosa, messa in atto da gente sfortunata nella propria terra ma capace di sfinirsi per dare - in una landa di frontiera - il pane alla famiglia. E poi per ingrandire l'azienda, il podere. Insomma, i «nonni», anche come grinta, degli imprenditori veneti. Pennacchi superstar affronta con slancio la nuova partita. Forte degli undici voti - l'unanimità - della giuria, presieduta da Giuseppe Tornatore. Gli altri quattro finalisti sono Gad Lerner, Gianrico Carofiglio, Laura Pariani, Michela Murgia.  

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