Giovane «amore buio» tra vittima e carnefice
ANapoli, di notte. La vittima è una ragazza della buona borghesia, l'aggressore uno del branco, uscito dai bassifondi. Lo acciuffano, è minorenne, lo rinchiudono nel carcere di Nisida. Cominciano due storie parallele. Da una parte quella della ragazza, Irene, che stenta ad uscire dal suo incubo nonostante le attenzioni premurose dei familiari e di un fidanzato pronto a sposarla e ad andare via con lei. Dall'altra quella del ragazzo, Ciro, che pur sempre più oppresso dal rimorso per il suo gesto, imparando lì un mestiere e intrattenendosi con una psicologa, esce un po' per volta da quel suo stato semiselvaggio cui fino a quel momento si era abbandonato e si mette persino a scrivere: non solo poesie, ma una lettera al giorno a Irene, ansioso di comunicare con lei. Quelle lettere però Irene non le legge subito dato che i suoi genitori gliel'hanno nascoste. Poi lui finirà di scontare la sua pena e lei lo vedrà solo quando uscirà di prigione. Forse senza avvicinarlo L'autore è Antonio Capuano che spesso, con il suo cinema, si è occupato di problematiche giovanili, da "Vito e gli altri", a "Pianese Nunzio", a "La guerra di Mario". Qui la sua indagine psicologica l'ha spinta fino agli estremi, con i turbamenti di quella stuprata e i tormenti spesso laceranti del giovane stupratore. La sua trovata è stata quella di raccontare i due drammi a distanza l'uno dall'altro - l'unico faccia a faccia è alla fine - e di costruire la sua storia spesso con ellissi e silenzi insistiti in modo da proporre, più che l'incontro, un confronto anche simbolico di due mondi e di due personalità quasi opposte, senza collegamenti fra loro. Analizzandovi al centro l'evoluzione di quei due caratteri che, intenzionalmente, poi non porta a compimento. Privilegiando il non detto. Potranno rilevarsi situazioni così fugaci da risultare inespresse se non addirittura pleonastiche e, attorno, figure secondarie senza approfondimenti precisi, ma nel suo complesso il film può convincere, specie per il linguaggio asciutto ma anche intenso con cui Capuano l'ha rappresentato. I protagonisti, Irene De Angelis e Gabriele Agrio, sono due esordienti. Scelti con attenzione.